Bruno D'Argenio

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Società Geologica Italiana

a cura di RAIMONDO CATALANO (Sezione di Storia delle Geoscienze)

[foto: cortesia di Bruno e Antonio D'Argenio]

Nato a Benevento il 12/11/1935, si laurea a Napoli nel 1958 e compie in pochi anni l'intero excursus della carriera universitaria: Assistente ordinario, Libero Docente e quindi Ordinario di Geologia (dal 1973 al 2008) a Napoli, dove per due volte assumerà la Direzione del nuovo Dipartimento (1983-86, 1989-90) e coordinerà, fin dagli inizi, il Dottorato in Geologia del Sedimentario (1983-1991). In quel contesto accademico, D'Argenio contribuisce significativamente alla crescita e allo sviluppo della ricerca scientifica, mostrando una mentalità autenticamente democratica e un profondo rispetto delle altrui opinioni (che nella sostanza diventa libertà scientifica). Svolge inoltre un'intensa attività didattica, testimoniata dai numerosi e differenti corsi impartiti e da un nutrito stuolo di allievi. A partire dal 1992 è coinvolto dal CNR nell'organizzazione del nascente Istituto di Ricerca Geomare Sud di Napoli, di cui assume la direzione nel periodo 1993-2002. Questa responsabilità si rinnoverà poi nel periodo 2002-2006 nell'Istituto per l'Ambiente Marino Costiero di Napoli. Il suo impegno costante e la sua visione hanno prodotto un grande balzo nella geologia marina italiana.

Svariati sono i campi di ricerca in cui lascia un segno (oltre 200 lavori scientifici) ma la sua attività si concentra soprattutto sui problemi di geologia regionale (Appennino Meridionale, Sicilia, Sardegna e Dinaridi con aree marine adiacenti ed evoluzione paleogeografica della Regione Periadriatica) e di Geologia stratigrafica (studi sui depositi carbonatici di piattaforma e di mare profondo antichi e recenti e, infine, sui travertini).

La formazione del ricercatore D'Argenio avviene in un periodo particolarmente fecondo per la geologia italiana, con il rilancio della cartografia geologica della Legge Sullo, una palestra sempre rimpianta negli anni successivi. In quel contesto si forgiano quelle generazioni che a Napoli si giovano anche della presenza di Francesco Scarsella (all'epoca direttore dell'Istituto di Geologia) che, con il suo approccio metodologico e la sua lunga attività di rilevatore attento alle concretezze della geologia di terreno, ha una grande influenza nella formazione di alcuni di loro, tra cui D'Argenio. Competizione e collaborazione tra personalità emergenti di quella generazione portano D'Argenio ed alcuni dei suoi colleghi ad elaborare una sintesi geologica dell'Appennino Meridionale (applicando l'analisi delle facies, in buona parte carbonatiche, all'evoluzione tettonica dell'Appennino) rimasta un punto di riferimento per i decenni successivi. Mirabilmente presentato ai Lincei (D'Argenio et alii, 1972), questo lavoro influenza decisamente l'organizzazione dello Structural Model of Italy di Ogniben et alii (1975), nel quale furono acquisite le originali ricostruzioni palinspastiche dell'area dal Triassico all'Olocene, rimaste un esempio di applicazione del Modello Strutturale ad un'area di enorme interesse scientifico.

Pur nel clima culturale del tempo, caratterizzato nell'Italia meridionale da un "palpabile isolamento", Bruno D'Argenio mostra di appartenere a quella generazione di geologi formatisi nel corso degli anni '60, un tempo di risveglio e di liberazione culturale e sociale in Italia dopo l'esperienza della dittatura e della Guerra, processo che investe, oltre che le Università nel loro complesso, tutta la comunità geologica impegnata nella ricerca. Il nuovo paradigma della Plate tectonics, la geologia marina (ed in particolare il DSPD), il contributo del nascente Paleomagnetismo, il nuovo approccio allo studio sedimentologico orientato sui processi sedimentari, aprono nuovi campi nella ricerca. Da qui l'esigenza di allargare gli orizzonti includendo un soggiorno all'estero che D'Argenio effettuò come visiting scientist (1965) nella ospitale Princeton (Fischer, Maxwell) e a Miami (Emiliani, Gynsburg). Egli è impegnato, fin dalla fase pioneristica, nelle indagini sui carbonati di piattaforma che aprivano alla comprensione degli antichi ambienti sedimentari dell'Appennino, producendo lavori diventati punti di riferimento nel campo. In questo quadro si innestano le ricerche sui processi sedimentari delle scarpate carbonatiche dei margini della Florida e delle Bahamas (esplorazioni a bordo del sommergibile Alvin) come chiave per la comprensione dei loro analoghi mesozoico - terziari della Regione Periadriatica. La sua comparazione delle piattaforme carbonatiche appenniniche con quelle dell'arcipelago Bahamiano (in termini di morfologia, distribuzione delle facies e storia della subsidenza) lo porterà, in seguito, ad approfondire le problematiche dell'evoluzione tettonica di quello che era stato l'antico Margine Adriatico della Tetide Mesozoica.

Gli studi sedimentologici e di comparazione con le piattaforme carbonatiche proseguono in Sicilia (Università di Palermo), dove nei primi anni Settanta D'Argenio influenza fortemente i giovani colleghi palermitani, impegnandoli in progetti comuni decennali. La prestigiosa Penrose Conference del 1981 sull'evoluzione delle piattaforme carbonatiche, organizzata da D'Argenio, vide confluire a Napoli ed in Sicilia (escursioni sul campo) numerosi specialisti europei ed americani coinvolti nello studio dei carbonati e della ricostruzione paleogeografica dei margini continentali.

Dagli anni '90 in poi, D'Argenio dedica buona parte delle sue ricerche ai processi geologici ciclici connessi con le oscillazioni orbitali terrestri (variazioni ad alta frequenza dell'orbita terrestre che originano una gerarchia di cicli sedimentari più brevi). Egli studia anche le interazioni tra le variazioni del livello marino con la subsidenza che conducono, alla grande scala regionale, all'emersione ed alla formazione delle Bauxiti.

Tangibili riconoscimenti per i risultati raggiunti verranno da istituzioni straniere ed italiane: premio per la Geologia Regionale dalla Società Nazionale di Lettere Scienze ed Arti di Napoli (1963); medaglia del Centenario da parte dell'Hungarian Geologic Institute per il contributo scientifico sulla paleogeografia delle Bauxiti (1968); laurea h.c. in Scienze Naturali e del titolo di Professore in Scienze Naturali da parte dell'Eotvos Lorand University di Budapest (1986); Honorary Fellow della Società Geologica d'America (1996), della Società Geologica di Londra (1991) e di quella della Serbia (1991); Socio Nazionale dell'Accademia dei Lincei (1998); Targa Selli della Società geologica italiana nel 2016.

D'Argenio ricopre la carica di Presidente della Società Geologica Italiana nel biennio 1987-1988 e di Vicepresidente nel biennio precedente, concludendo il suo mandato con l'organizzazione del 74° Convegno della Società sul tema L'appennino Campano Lucano nel quadro geologico dell'Italia Meridionale. Il Congresso, tenutosi per la prima volta in Campania, vede l'adesione di circa 900 studiosi italiani e stranieri provenienti dalle Università e dal mondo della Ricerca, e dai vari ambiti delle discipline delle Scienze della Terra. L'intento è quello di presentare sistematicamente le problematiche e i risultati acquisiti sui modelli crostali del settore meridionale dell'Appennino. La complessa organizzazione vede, oltre alle numerose iniziative congressuali, un momento alto nella premiazione di alcuni studiosi stranieri con una targa ricordo per i rapporti di intensa collaborazione scientifica con i geologi italiani (iniziativa non più ripresa nei successivi Convegni della SGI).

D'Argenio è un protagonista, nel dibattito scientifico e nell'approccio metodologico, all'interno della comunità geologica italiana. I risultati ottenuti in differenti campi delle Scienze della Terra riflettono una visione approfondita dei processi geologici. Il suo lavoro resta, indiscutibilmente, un riferimento culturale con cui confrontarsi.
 
FONTI E BIBLIOGRAFIA
D'Argenio B., Pescatore T. & Scandone P. (1972) - Schema geologico dell'Appennino meridionale (Campania e Lucania). Atti Conv. "Moderne vedute sulla geologia dell'Appennino". Acc. Naz. dei Lincei, Quad.183, 49-72.

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