A cura di MARIO TRAMONTANA, DAVIDE BAIONI, STEFANO MAZZOLI
Forese-Carlo Wezel conseguì la Laurea in Scienze Geologiche a Milano, sotto la guida di Ardito Desio, e si specializzò in Sedimentologia e Geologia Marina in Olanda e negli Stati Uniti (Smithsonian Institution e Lamont-Doherty Geological Observatory della Columbia University).
Fu Professore ordinario di Geologia Stratigrafica e Professore emerito presso l'Università degli Studi di Urbino, oltre che membro corrispondente dell'Accademia Nazionale dei Lincei. Nel 1973-76 fece parte come "espert étranger" del Comitato scientifico francese ATP Géodynamique e nel 1983-85 dei Comitati per l'assegnazione della medaglia europea "Alfred Wegener" e "Arthur Holmes". Fu membro dell'editorial board delle riviste Tectonophysics e Terra Nova. Inoltre, fu tra i fondatori dell'European Union of Geosciences (EUG), ricoprendone poi il ruolo di segretario dal 1991 al 1993.
Già docente presso le Università di Catania e Bologna, nell'Anno Accademico 1972/73 fu chiamato presso l'Ateneo di Urbino per seguire lo sviluppo del Corso di Laurea in Scienze Geologiche attivato nell'anno precedente; negli anni Novanta ebbe un ruolo determinante anche per la nascita della Facoltà di Scienze Ambientali presso lo stesso ateneo. Ricoprì la carica di Direttore, dapprima dell'Istituto di Scienze della Terra (poi di Geologia) e, successivamente, dell'Istituto di Dinamica Ambientale. Svolse anche il ruolo di Coordinatore del Consiglio di Corso di Laurea in Scienze Geologiche. A Urbino tenne numerosi insegnamenti, tra i quali Geologia, Geografia Fisica e Oceanografia nell'ambito del Corso di Laurea in Scienze Geologiche e Geologia Ambientale e Stratigrafia presso quello di Scienze Ambientali.
Non è semplice riassumere l'attività scientifica di Wezel, indirizzata a tematiche molto diversificate, che egli affrontò sempre con un approccio critico e con il convincimento dell'importanza del coinvolgimento dei giovani nella ricerca.
Si occupò prevalentemente di geologia del Mediterraneo e di geologia globale, con particolare attenzione anche alle estinzioni biotiche di massa e alla paleoclimatologia dell'Olocene (usando il record sedimentario del fondale tirrenico).
Per quanto riguarda l'area mediterranea, svolse ricerche geologiche, sedimentologiche e stratigrafiche in Sicilia, estendendo quindi a scala regionale (dall'Andalusia alla Maiella) le proprie ricerche sul Flysch Numidico, dimostrandone la provenienza africana. Si dedicò anche allo studio delle successioni evaporitiche nei bacini del Mediterraneo. Nell'ambito di ricerche di geologia marina, dopo aver fatto parte del personale scientifico a bordo della nave oceanografica Glomar Challenger (Deep Sea Drilling Project, Leg 13), rivolse attenzione all'evoluzione tettonica e sedimentaria dei mari italiani, contribuendo all'individuazione della catena alpina al largo della Sardegna e fornendo una chiave di lettura originale dell'evoluzione dell'Arco Calabro-Siciliano e del bacino tirrenico. In questo ambito, svolse il ruolo di scienziato di riferimento per numerose campagne di ricerca in mare. Wezel inoltre sviluppò temi di ricerca nell'ambito dell'Appennino, occupandosi prevalentemente della stratigrafia della Formazione della Scaglia Rossa e dei diffusi black shales presenti nella successione Umbro-Marchigiana.
Nell'ambito di tematiche di più ampia scala e respiro, vanno ricordate nuove ipotesi sull'origine ed evoluzione degli archi insulari dell'Oceano Pacifico, nonché le sue ricerche sulle aree degli Oceani Indiano e Atlantico. Significativi anche gli studi sulla evoluzione geotettonica del Pianeta Terra e sulle relazioni tra processi geodinamici e "global change" (grandi mutamenti dell'ambiente globale nella storia terrestre). In questo contesto, si occupò dello studio integrato e della correlazione dei fenomeni geologici, biologici e climatici di portata globale, sviluppando anche un concetto geotettonico originale ("tettonica eliciclica") che implica una Terra pulsante, alternativamente in espansione e in contrazione, legata a decelerazione e accelerazione della rotazione terrestre.
In anni recenti, Forese-Carlo Wezel si dedicò anche alla Geologia planetaria e, in particolare, alla geologia di Marte, giungendo alla individuazione di diapiri salini, nonché di forme carsiche su tale pianeta.
Gli studi condotti nei diversi campi portarono Wezel a formulare, in alcuni casi, sintesi geologiche originali da cui emerge l'importanza di porsi in maniera non acritica di fronte a modelli consolidati (ortodossia scientifica), nell'ottica di favorire il confronto tra idee e interpretazioni differenti.
Forese-Carlo Wezel fu autore di oltre 100 prodotti scientifici, diversificati in articoli su rivista, contributi a volumi e diversi libri.
Organizzò diversi congressi internazionali: Sedimentary Basins of Mediterranean Margins (Urbino, 1980); The Geological Evolution of the Mediterranean Basin (Erice, Novembre 1982); The Origin of Arcs (Urbino, 1986); Global Change (EUG Strasburgo, 1991); The Ocean Floor: observations, theory and imagination (Accademia dei Lincei, 1994); New concepts in global tectonics (Urbino, 2004). Fu inoltre Presidente del Comitato Scientifico del 32° Congresso geologico internazionale di Firenze nel 2004. Alcuni di questi congressi e sessioni portarono alla pubblicazione di diversi volumi: Sedimentary Basins of Mediterranean Margins (1981), The Geological Evolution of the Mediterranean Basin (1985), The Origin of Arcs (1986) e Selected Papers from the Special Symposium and the Urbino Workshop on "New Concepts in Global Tectonics" (2005).
Nella sua opera più recente, il suo eclettismo lo portò a spingersi "oltre", ricercando legami tra i diversi settori scientifici e quel patrimonio umano di pensieri, intuizioni, immagini che egli chiamò "umanesimo", nell'ottica di favorire il dialogo tra le "due culture". Forese-Carlo Wezel produsse anche alcuni saggi e libri divulgativi: Dal Nero al rosso: dentro il pulsare della Terra (1994); Il respiro della Terra (1998); Compulsare gli archivi storici della Terra (2004); Terra, pianeti e spirito (2018).
Come Presidente della Società Geologica Italiana per il triennio 2006-2008, lo ricordiamo nella sua attività di organizzatore e innovatore, soprattutto nel cercare di favorire la visibilità internazionale della società, anche attraverso l'inclusione del Bollettino tra le riviste ISI. Nella sua idea di continuità della tradizione geologica in Italia, cercò sempre di stimolare l'ingresso nella Società di studenti e giovani laureati.