a cura di DANIELE MUSUMECI (Sezione di Storia delle Geoscienze)
Nato a Pisa il 25 aprile del 1872, acquisì la passione per la geologia e le scienze naturali dal padre Antonio, allievo di Giuseppe Meneghini e celebre per i suoi studi innovativi in mineralogia e litologia. Proprio nell'Istituto di mineralogia voluto dal padre mosse i suoi primi passi scientifici, prima di conseguire nel 1899 la libera docenza in mineralogia; la sua carriera progredì molto velocemente e nel 1910 era già professore ordinario. In quegli stessi anni viaggiò molto all'estero, recandosi in Francia, Germania, Austria, Ungheria, Svizzera e Russia.
Si distinse anche nelle istituzioni, ricoprendo due volte la carica di Rettore dell'Università di Pisa la prima dal 1923 al 1925, e la seconda dal 1935 al 1939. Già nel 1927 era stato nuovamente chiamato al rettorato, ma la sua nomina era decaduta dopo pochi giorni poiché D'Achiardi non era ancora iscritto al partito fascista. Gli anni successivi della sua attività politica testimoniano un chiaro cambio di rotta: nel 1934 fu nominato Senatore del Regno e fu responsabile dell'espulsione di centinaia di studenti e decine di docenti dell'Ateneo pisano in ottemperanza con quanto previsto dalle leggi razziali. Diresse anche la Scuola Normale Superiore di Pisa (1936-37), una breve parentesi all'interno della lunga gestione di Giovanni Gentile, temporaneamente destituito dal Ministro dell'Educazione Nazionale De Vecchi. Nella notte del 21 maggio 1939 egli fu colto da embolia cerebrale che lo lasciò completamente paralizzato; sopravvisse infermo per cinque anni, assistito dalla sorella Giulia, e morì a Fauglia (Pisa) il 9 settembre 1944, poco dopo che le truppe alleate avevano liberato di Pisa il giorno 2. Il 7 agosto 1944 egli era stato nel frattempo deferito, con la seguente motivazione: "Senatori ritenuti responsabili di aver mantenuto il fascismo e resa possibile la guerra sia coi loro voti, sia con azioni individuali, tra cui la propaganda esercitata fuori e dentro il Senato", ma l'ordinanza non ebbe attuazione per decesso.
Uomo di grande intelligenza, laboriosità e metodicità produsse anche numerosi scritti divulgativi, oltre a 110 pubblicazioni scientifiche, soprattutto sui minerali e sulle rocce della Toscana; all'Università di Pisa è conservata la sua miscellanea. Fu anche valente trattatista: grazie a lui fu ristampato in una nuova edizione (Pisa 1915) il primo volume della Guida al corso di mineralogia, originariamente composto dal padre Antonio (1900). Giovanni aveva infatti continuato l'opera paterna, curando il secondo volume (la parte speciale), pubblicato a Pisa nel 1910 e ulteriormente rivisto in una riedizione (Milano 1925): nonostante l'eccessivo approfondimento della parte riguardante i silicati dall'esposizione delle formule secondo Gustav Tschermak, fu per lunghi anni un punto di riferimento per gli studi di settore.
Grazie alle ricche collezioni del Museo, ebbe la possibilità di studiare le tormaline dell'Isola d'Elba, delle quali descrisse con cura gli abiti cristallini e le particolarità di cristallizzazione in rapporto al colore, determinò alcune forme nuove e trovò un rapporto costante tra il colore ed il segno elettrico. Sempre dell'Isola d'Elba descrisse il granato dell'Affaccata, l'ortose e la cordierite di San Piero in Campo, la pickeringite, i fenomeni di metamorfismo di contatto tra calcare e granito. Particolarmente importanti gli studi sulla formazione della magnesite di Grotta d'Oggi; in questo lavoro, che conclude con l'attribuire l'origine della magnesite all'alterazione di rocce serpentinose per cause endogene, sono descritti e illustrati minerali e rocce nuovi per l'Elba, come l'antofillite e le peridotiti antofillitiche, le cornubianiti, ecc. Anche i minerali dei filoni tormaliniferi di San Piero in Campo e le belle zeoliti del filone della Speranza furono oggetto delle sue ricerche. Ma i suoi studi non si limitarono esclusivamente all'ambiente prediletto della Toscana e dell'Elba. Nei primi anni della carriera egli viaggiò molto e visitò luoghi e istituti in Francia, in Germania, in Austria, in Ungheria, in Svizzera, in Russia. Le rocce e i minerali della Sardegna, quali le rocce di Torralba e i minerali del Sarrabus, le rocce e i minerali della colonia Eritrea, dell'Asia Minore, le antiche miniere e le officine minerarie etrusche, furono argomento delle sue pubblicazioni.
Nel 1906 scoprì un nuovo minerale, al quale diede il nome di Dachiardite, in onore del padre, una zeolite con una caratteristica geminazione polisintetica ad anello, che descrisse in varie pubblicazioni.
In un altro importante ciclo di lavori egli descrisse e studiò i minerali dei marmi di Carrara. Sono numerosissime specie mineralogiche, in splendide e caratteristiche cristallizzazioni, delle quali discusse la genesi, descrisse e riprodusse gli interessanti esemplari. Sempre nelle Alpi Apuane egli illustrò la pirite di Carrara, la pirrotina della miniera del Bottino, la geocronite di Val di Castello, della quale determinò l'esatta composizione.
D'Achiardi fu inoltre un grande specialista di Larderello e dei suoi soffioni boraciferi. Divenne esperto nello studio dei vari minerali di boro che si trovano nella regione, difficili a studiarsi perché generalmente commisti e allo stato di grande suddivisione. In particolare, dimostrò l'inesistenza della bechilite e della lagonite, la cristallizzazione triclina della sassolite (detta anche sassolino), dette una più precisa formula della larderellite, ed evidenziò i gravi errori in cui era incorso Waldemar Theodore Schaller in un suo lavoro sui borati di Larderello. Le sue pazienti e intelligenti ricerche furono anche in questo campo coronate da meritato successo. Nel 1934 annunziò il ritrovamento di un nuovo minerale, un borato di calcio, al quale diede il nome di ginorite.
Ricoprì prestigiosi incarichi istituzionali e politici: consigliere comunale di Pisa; primo Presidente del Rotary Club cittadino (1934); presidente del Consiglio di amministrazione della Cassa di risparmio di Pisa (1919); membro del Consiglio superiore della pubblica istruzione (1926- 1928); membro del Comitato geologico. In qualità di Senatore, fu Membro della Commissione dell'educazione nazionale e della cultura popolare (1939- 1943), e Membro della Commissione per il giudizio dell'Alta Corte di Giustizia (1939- 1943).
Fece parte anche di diverse istituzioni scientifiche: socio dell'Accademia dei Lincei (corrispondente dal 1924 e nazionale dal 1932); membro del Consiglio direttivo dell'Istituto di studi etruschi; socio corrispondente della Accademia dei Georgofili di Firenze; membro accademico dell'Istituto italiano di paleontologia umana. Socio della Società Geologica Italiana dal 1895, ne fu Presidente nel 1915 e nel 1921, organizzando le Riunioni estive rispettivamente a Roma e a Pisa.
D'Achiardi non lasciò una scuola mineralogica, poiché gli allievi prediletti Giannotti e Aloisi morirono prematuramente; spettò al solo Stefano Bonatti dare continuità alla tradizione scientifica pisana in tale campo, ricostituendo una nuova scuola.
FONTI E BIBLIOGRAFIA
Bianchi A. (1946) - Commemorazione del socio Giovanni D'Achiardi, in Rend. dell'Acc. naz. dei Lincei, classe di scienze fisiche, mat. e natur., I, pp. 1214 s.
Bonatti S. (1946) - Giovanni D'Achiardi, in Atti della Soc. toscana di scienze natur., Memorie, LIII, pp. IX-XX (con elenco delle pubblicazioni).
Bonatti S. (1953) - La scuola mineralogica pisana "Antonio e Giovanni D'Achiardi", Pisa, pp. 3-15.
Sartori F. (1985) - D'Achiardi, Giovanni. In Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 31, Istituto dell'Enciclopedia Italiana fondata da Giovanni Treccani.
https://notes9.senato.it/web/senregno.nsf/a0cb28c16d0da661c1257134004754fc/0c8598e16c5646ac4125646f005a9b61?OpenDocument
https://www.reteparri.it/radio-milano-europa-blog/via-giovanni-dachiardi-la-mobilitazione-delluniversita-pisa-7867/
https://www.sba.unipi.it/it/biblioteche/polo-3/scienze-naturali-e-ambientali/fondi-speciali-e-antichi/miscellanea-giovanni
https://www.sns.it/it/giovanni-dachiardi-1936-1937
https://www.unipi.it/ateneo/governo/rettori.htm_cvt.htm