Enzo Giannini (Pisa, 6/7/1919- Siena, 8/5/1992)

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Società Geologica Italiana

A cura di ENRICO TAVARNELLI (Sezione di Storia delle Geoscienze)
 
Enzo Giannini si laureò in Scienze Naturali presso l'Università di Pisa nel 1945 con una tesi sulla microfauna dei sedimenti del Calabriano di Vallebiaia.

Divenne Assistente nel 1949 e poi, dal 1 novembre 1952, venne chiamato all'insegnamento di Geologia Applicata all'Università di Pisa nei Corsi di Laurea in Scienze Geologiche ed Ingegneria Civile. Mantenne questo incarico fino al termine dell'anno accademico 1963/64, quando venne chiamato dal 1 novembre 1964 come docente di Geologia presso la Facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali dell'Università degli Studi di Siena. Nel 1967, a seguito di vincita di concorso, divenne Professore Associato sulla Cattedra di Geologia presso l'Università di Siena, ove nel frattempo era stato istituito il Corso di Laurea in Scienze Geologiche. Nel 1968 divenne Direttore del nuovo Istituto di Geologia.

Professore Ordinario dal 1970, rimase in carica come Direttore dell'Istituto di Geologia fino al 1983, anno in cui lo stesso venne trasformato nel Dipartimento di Scienze della Terra; Giannini e continuò a prendere parte a tutte le attività didattiche e di ricerca, coordinandone le più importanti.
La produzione scientifica di Enzo Giannini è caratterizzata da una non comune capacità di analisi, sapientemente coniugata con un vastissimo patrimonio culturale e con una linea di ragionamento estremamente chiara. In principio si era dedicato a diversi settori delle Scienze della Terra, comprendenti la micropaleontologia e la geomorfologia, mentre solo in un secondo momento si orientò con crescente interesse al Rilevamento Geologico e alla Geologia Regionale. Le sue monografie sui Monti d'Oltre Serchio, sui Monti di Campiglia Marittima, sulla Val di Fine e sulla Montagnola Senese (quest'ultima in collaborazione con Antonio Lazzarotto) e numerosi contributi di analisi biostratigrafica e tettonica sul Neogene toscano sono particolarmente importanti e sono corredati in molti casi da pregevoli carte geologiche in scala 1:25.000.

La sua profonda conoscenza dei processi geologici su scala regionale e la sua capacità di sintesi possono essere desunte nei suoi lavori sulla geologia dell'Appennino Settentrionale, molti dei quali realizzati in collaborazione con Marco Tongiorgi, Piero Elter, Gaetano Giglia, Raffaello Nardi, Roberto Signorini, Antonio Lazzarotto, Francesco Antonio Decandia, Anna Gandin, Massimiliano Micheluccini, Fabio Sandrelli, Armando Costantini, Mario Boccaletti e Massimo Coli.

Fu Presidente della Società Geologica Italiana dal 1979 al 1980. Non solo diresse l'attività di ricerca scientifica con rigore e saggezza, ma organizzò il 70° Congresso, particolarmente significativo per l'innovatività dei temi trattati e per l'interesse scaturito durante le escursioni scientifiche lungo il settore costiero della Toscana meridionale. Due note degli atti del Congresso hanno un carattere di sintesi: quella sulle Unità Subliguri in Toscana meridionale, collocate nel contesto dell'evoluzione paleogeografica e tettonica dell'intera zona isopica del margine Appenninico, e quella sulle fasi tettogenetiche dell'Appennino settentrionale nel contesto di un'evoluzione collisionale e post-collisionale, guidate da un processo di subduzione con caratteristiche peculiari.

Giannini non si limitò allo studio della regione Toscana, ma si occupò anche con successo della geologia dell'Appennino umbro-marchigiano. Iniziò con studi del 1960 sulla geologia della Montagna dei Fiori, nella quale per la prima volta riconobbe strutture tettoniche di età mesozoica con carattere distensivo sinsedimentario e discusse i rapporti fra deformazioni duttili e fragili; un importante contributo alla conoscenza stratigrafica di tale struttura è rappresentato dal suo studio del 1970, che comprende una dettagliata analisi micropaleontologica. Altri lavori sulla geologia dell'Appennino umbro-marchigiano riguardano aspetti strutturali delle aree di Foligno e di Spoleto, nelle quali vennero riconosciute le "scaglie di copertura" e le faglie alle quali queste associazioni deformative sono riconducibili. Detti lavori costituiscono la base per le ricerche di carattere sismologico condotte a seguito del terremoto della Valnerina del 1979. Al di là dei contesti regionali nei quali condusse ricerca, la sua dedizione allo studio ha abbracciato tutti i campi della geologia.

Giannini non trascurò mai l'attività didattica, anzi cerò sempre di conferire ad essa un carattere moderno nell'ambito del suo corso monografico sulla meccanica delle rocce, che fu frutto di ricerche molto approfondite. Ha lasciato appunti e illustrazioni che sono diventate una raccolta di dispense per i suoi studenti, la cui rilettura rivela oggi spunti innovativi ed estremamente originali. Con la sua personalità versatile, Giannini ha rivelato una conoscenza approfondita di argomenti che esulano dalla sua competenza in materia geologica, attraverso un approccio genuinamente umanistico. Doti caratteristiche della sua personalità furono la sua franchezza e vivacità nel sostenere le proprie opinioni, la sua onestà di giudizio e di comportamento, la sua completa assenza di ambizione personale.

Enzo Giannini ci ha lasciati l'8 maggio 1992, all'età di 73 anni.
 
FONTI E BIBLIOGRAFIA
Decandia F.A., Lazzarotto A., Micheluccini M. & Moretti A. (1994) - Commemoration of Enzo Giannini. Memorie della Società Geologica Italiana, 48, 1-4 (con elenco completo delle pubblicazioni).
 
Nella foto: Enzo Giannini, a nome della Commissione esaminatrice, si congratula con Fabio Sandrelli in occasione della cerimonia di conseguimento della sua Laurea in Scienze Geologiche presso l'Università di Siena nel 1973.
 

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