Torquato Taramelli (Bergamo, 15/10/1845 – Pavia, 31/3/1922)

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Società Geologica Italiana

A cura di FABIANA CONSOLE (Sezione di Storia delle Geoscienze)
 
Fin da giovane, Torquato Taramelli crebbe circondato da un forte spirito patriottico, trasmessogli dai genitori oppositori degli austriaci sin dai moti del 1848-49. Nel 1865 si laureò in Scienze naturali presso l'Università di Pavia ed ebbe come docente l'abate Antonio Stoppani, con cui condivideva la passione per l'alpinismo e la geologia. A Milano, durante il quarto anno di studi, lo coadiuvò nella preparazione di lezioni ed escursioni per gli studenti del primo anno.

Partecipò alla III guerra di indipendenza in Trentino nel 1866 nelle fila garibaldine. Nello stesso anno Stoppani segnalò Taramelli a Quintino Sella, Regio Commissario a Udine, come docente per la cattedra di Scienze naturali nel Regio Istituto Tecnico, dove insegnò fino al 1874. Insieme a Giovanni Marinelli, Alfonso Cossa e Giulio Andrea Pirona contribuì a far divenire l'Istituto un eccellente "centro scientifico ed economico che [mandava] luce italiana anche nell'Istria". Nel 1871 e 1872 produsse per gli studenti le guide alle escursioni geologiche nella Carnia. Taramelli tenne anche delle "lezioni popolari" presso l'Associazione Agraria Friulana nel 1873 su origine delle colline friulane, prodotti vulcanici e combustibili fossili.

Con Pirona eseguì il rilevamento geologico (1867-74) della regione pubblicando nel 1881, in occasione del II Congresso Internazionale di Geologia di Bologna, la prima carta di sintesi del Friuli con un catalogo ragionato delle rocce. Sella invitò Taramelli ad estendere i rilevamenti geologici a est fino all'Istria e, a ovest, al Veneto orientale. Magistrale la sua Carta geologica delle Province venete, completata nel novembre 1880 (16 tavolette), rimasta inedita e manoscritta e corredata da una serie dei terreni e dalla Relazione sul Lias veneto, presentata e premiata alla R. Accademia dei Lincei nel gennaio 1881.

Nel 1874 vinse il concorso da professore ordinario di geologia a Genova, ma l'anno successivo ottenne la cattedra a Pavia, dove divenne poi Rettore nel triennio 1888-91 e rimase sino al pensionamento nel 1920. In quell'anno pronunciò un discorso inaugurale all'Istituto Lombardo nell'adunanza solenne affrontando un tema molto attuale: i cambiamenti del clima negli ultimi millenni.

Tra le numerose carte geologiche e geotematiche si menzionano: Carta litologica della Brianza e della pianura Lombarda; Carta dell'Istria e isole del Quarnero; Carte geologiche delle province di Pavia, di Belluno e di Milano; Carta della regione dei Tre Laghi; Carta dei dintorni delle fonti termali di San Pellegrino. Nei suoi lavori disegnava, senza l'aiuto di illustratori o cartografi, sezioni geologiche, schemi, fossili e viste d'insieme di paesaggi, come ad esempio il Panorama geologico del Friuli da Moruzzo, veduta panoramica lunga oltre 2 m. Estese le sue ricerche a tutto l'arco alpino e alla pianura, occupandosi poi dei caratteri strutturali dell'Appenino settentrionale.

La sua attività scientifica annovera oltre 300 lavori e 40 carte geologiche e geotematiche. Eclettico scienziato, i suoi interessi spaziavano dalla stratigrafia alla paleontologia, dalla sismologia alla geomorfologia glaciale. Nel 1890 scrisse la prima sintesi italiana di geografia e geologia dell'Africa. In campo applicato gli furono affidate molte consulenze tecniche e studi geologici per grandi opere: acquedotto pugliese; traforo del Sempione; il Passo del Turchino e Cremolino; ferrovie Genova-Ovada-Asti e Ronco-Voghera e tutta la nuova linea "direttissima" da Genova alla Valle del Po. Si occupò di idrogeologia per la stima dei danni del nubifragio del 1911 in Valtellina, il progetto di derivazione del fiume Recca a Trieste e il bacino del Crati in Calabria. Inoltre, studiò le sorgenti nelle Prealpi venete, in Garfagnana, in provincia di Gorizia, nel Leccese e nel Vicentino. Si dedicò agli insediamenti neolitici friulani con cenni di archeologia preistorica e pubblicò un saggio di etica dal titolo "La geologia e la pace".

Suo è il primo abbozzo di Carta sismica d'Italia (1886) con rappresentazione sintetica della distribuzione dei terremoti distruttivi. Con Giuseppe Mercalli scrisse una ponderosa memoria sul terremoto ligure del 23/2/1887. Insieme si erano recati in Andalusia dopo il terremoto del 25/12/1884 presentando una relazione, assieme ai colleghi spagnoli con stima dei danni subiti. La conclusione è quanto mai attuale: "la causa di questi disastri [ . . . ] deve cercarsi nella pessima costruzione delle case" ma soprattutto "nella loro ubicazione in riva ai burroni, sopra terreni poco coerenti e sui pendii". A seguito del sisma di Messina-Reggio di Calabria del 28/12/1908, nella Relazione della Commissione Reale incaricata di designare le zone più adatte per la ricostruzione, Taramelli si occupò dell'esame dei saggi di fondo ottenuti con gli scandagli nello stretto di Messina, eseguiti dalla R. Marina nel primo trimestre 1909.

Insieme a Stoppani portò avanti un disegno di legge per un Istituto geologico indipendente dal R. Corpo degli Ingegneri delle Miniere, sostenendo che la cartografia geologica nazionale, da farsi alla scala 1:200.000, dovesse essere supportata da studi di stratigrafia, paleontologia e chimico-mineralogici indispensabili per le finalità industriali ed economiche. Nonostante nel marzo 1882 il disegno di riforma passò in seno al Comitato geologico, di cui sia lui che Stoppani facevano parte, il Ministero non attuò mai tale scelta per problemi finanziari.

Fu fondatore e presidente della Società Alpina Friulana, sezione locale del CAI, membro di diverse società scientifiche nazionali e internazionali, insignito di prestigiose onorificenze, tra cui quelle di Grand'Ufficiale dell'Ordine equestre dei Ss. Maurizio e Lazzaro, Grand'Ufficiale dell'Ordine della Corona d'Italia, Cavaliere del merito civile di Savoia. Della Società Geologica fu presidente per due volte: nel 1890, in cui organizzò il congresso a Bergamo portando in escursione con il supporto del CAI i 50 partecipanti sul ponte di Paderno sull'Adda, al Monte Giglio in Val di Erve, in Val Seriana, nel Bacino di Leffe e a Clusone attraverso le morene dell'antico ghiacciaio del Serio; nel 1905, quando il congresso si svolse a Tolmezzo, durante il quale propose una giornata di commemorazione del centenario dalla nascita di Leopoldo Pilla, con escursioni nell'alta Carnia.
Portano il suo nome un raro minerale (taramellite), le specie Daonella taramellii e Dumortieria taramellii e il genere Taramelliceras. Dedicato a lui anche un rifugio nella Valle dei Monzoni, costruito dalla Società degli Alpinisti Tridentini per ospitare gli studiosi del Congresso geologico internazionale di Vienna del 1904, inaugurato con una grande festa alla presenza dello stesso scienziato.
 
FONTI E BIBLIOGRAFIA
Gortani M. (1922-23) - Torquato Taramelli. Necrologio nell'annuario Università di Pavia.
Parona C.F. (1922) - Torquato Taramelli. Roma, Cuggiani, 22 pp.
Simonetto L. (2019) – Taramelli, Torquato. Dizionario biografico dei friulani.
www.dizionariobiograficodeifriulani.it/taramelli-torquato
 

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