Mario Cermenati (Lecco, 16/10/ 1868 - Castel Gandolfo, RM, 8/10/1924)

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Società Geologica Italiana

A cura di FABIANA CONSOLE (Sezione di Storia delle Geoscienze)

Mario Cermenati nacque da una facoltosa famiglia di commercianti e imprenditori tessili, primo di quattro figli maschi: Ulisse, giornalista e commediografo, fu sindaco di Lecco, Attilio divenne un noto chirurgo e Rinaldo un apprezzato pittore (autore del ritratto qui riprodotto, Musei Civici di Lecco).

La famiglia supportò Mario nel suo innato interesse per le scienze naturali, e la geologia in particolare, grazie anche all'amicizia con l'abate Antonio Stoppani, che divenne presto suo mentore e maestro. Nel 1883 Stoppani, indicando il promettente giovane concittadino durante un evento pubblico disse "quel ragazzo ne sa più di me". Sin da piccolo fu forte il legame con la montagna valtellinese dove amava fare escursioni nella natura raccogliendo meticolosamente minerali, fossili e piante. Alle Alpi e Prealpi lombarde rimase sempre molto legato, dedicando a questo territorio numerose conferenze e pubblicazioni alternate a lunghe sessioni di alpinismo, tanto che nel 1889 divenne Presidente della sezione di Lecco del Club Alpino Italiano.

Nel 1885, durante l'ultimo anno di frequenza dell'Istituto Tecnico a Sondrio, fece editare un numero unico in dodici fascicoli del "Naturalista valtellinese", nel quale scrisse precocemente i suoi primi articoli (Due anni dopo Cermenati pubblicò un volume sulla Valtellina in cui elencava tutti gli scritti di scienze naturali dei naturalisti valtellinesi o delle aree limitrofe, evidenziando sin da allora la sua passione per la storia e il genere bibliografico.

Nel 1886 si iscrisse alla facoltà di Scienze naturali a Torino, dove ebbe come docente di geologia Martino Baretti, alunno prediletto e successore di Bartolomeo Gastaldi. Nel 1888 scrisse articoli sulla Rivista italiana di scienze naturali, tra cui ricordiamo l'interessante disamina della parola "fossile" e sui processi di fossilizzazione e la "scoperta" delle Marmitte dei Giganti in Valchiavenna. Nel 1890 si specializzò in vulcanologia a Catania mostrando da subito il suo eclettismo e trasversalità in ogni ambito delle Scienze della Terra; divenne poi assistente di Alessandro Portis alla cattedra di geologia e paleontologia a Roma.

In collaborazione con Tellini pubblicò per tre anni (1891-1893) la "Rassegna delle scienze geologiche in Italia", con lo scopo di riassumere tutti i lavori di geologia e mineralogia editi in Italia; la sua idea fondante era la divulgazione e la diffusione della disciplina. Nel 1891 descrisse l'onda d'urto della deflagrazione della polveriera di Vigna Pia a Roma, studiando le onde sismiche provocate dallo scoppio e sostenendo la chiusura delle cave di tufo voluta dal Governo per motivi di sicurezza. Sempre nello stesso anno scrisse una delle prime descrizioni attente e precise sulla nascita e sullo sviluppo del R. Ufficio geologico.

Nel 1893 tenne delle frequentatissime e acclamate conferenze al Circolo dei naturalisti di Roma sul tema dell'evoluzione e su momenti storici delle scienze geologiche, che lo confermarono come studioso attento e sagace di storia delle scienze naturali. Scrisse saggi focalizzando la sua attenzione sugli scienziati italiani; in particolare Ulisse Aldrovandi, di cui studiò i manoscritti, evidenziando per la prima volta il suo ruolo basilare per la nascita della geologia moderna. Fu particolarmente attratto dalla figura di Leonardo da Vinci, a cui dedicò anni di studio e di cui volle far conoscere il valore e l'enorme mole di documenti allora ancora in parte inediti. Il suo obiettivo fu la pubblicazione dell'intero Corpus Vincianum a cui la classe politica italiana aderì favorevolmente.

A Cermenati si deve anche la nascita della Storia della geologia nell'ambito della Storia della scienza basata su citazioni erudite e intenti celebrativi dei predecessori, ma anche su una rigorosa ricerca delle fonti originali e su un'attenta catalogazione del materiale bibliografico.

Nel 1900 insieme all'archeologo Antonio Magni e al naturalista Carlo Vercelloni fondò i Musei Civici di Lecco e fece un viaggio di istruzione in Russia dove, da alpinista appassionato, scalò gli Urali.

Nel 1902 a Roma ottenne la cattedra di Scienze naturali e fu tra gli organizzatori del Congresso internazionale di studi storici del 1903, in cui convinse Niccolò Pellati a portare un contributo sotto forma di catalogo di tutta la Cartografia posseduta dal R. Ufficio Geologico.

Venne eletto deputato alla Camera nel 1909 e sempre rieletto nel suo collegio di Lecco sino alle elezioni del 1923. Nel 1911 divenne Presidente della Federazione Atletica Italiana. Nell'agosto 1913un violento nubifragio coinvolse tutta la fascia orientale della provincia lecchese provocando ingenti danni; in qualità di deputato nonché di membro del Consiglio superiore delle acque e foreste, Cermenati si adoperò per disporre immediati e urgenti lavori per i bacini di Pioverna, Varrone e Adda. Nel 1917 fu sottosegretario all'Agricoltura (Ministro Raineri) e nello stesso anno sottosegretario al Ministero per l'Assistenza militare e di nuovo nel governo Nitti all'Agricoltura. In questo periodo si occupò di questioni scientifico-tecniche, ottenendo importanti modifiche nel Comitato e nell'Ufficio geologico e nell'Ispettorato delle Miniere; promosse i regolamenti per la pesca e per l'utilizzazione dei combustibili fossili. Si occupò dell'elettrificazione della linea ferroviaria Milano-Lecco-Sondrio, del traforo dello Spluga e nel 1920 diede una forte spinta per la nascita del Parco nazionale del Gran Paradiso.

Nelle biografie ufficiali di Mario Cermenati, non risaltano la sua passione per la geologia, la volontà di promuovere l'uso delle risorse minerarie italiane e, in particolare, il suo intento di dare slancio e visibilità alla carta geologica d'Italia alla scala 1: 100.000. In realtà, da allievo di Stoppani e insieme a Carlo De Stefani, portò avanti nel contesto politico e nel Comitato geologico l'idea che bisognasse difendere le competenze scientifiche e tecniche di geologi e paleontologi e valorizzarne l'autonomia all'interno dell'Ispettorato delle Miniere che tendeva a valorizzare solo gli ingegneri minerari.

Nel 1917 fondò "La Miniera italiana" nella quale esaltò e scrisse più volte del "patriottico Miniere d'Italia agli italiani" nell'intento di non "dare i nostri tesori sotterranei [agli] stranieri". Sostenne questo principio anche come Presidente della Società Geologica Italiana nel 1911 e nel 1923, durante i due Congressi nazionali, che si tennero a Lecco e a Piacenza. Il Congresso di Lecco lo vide orgoglioso di aver portato i colleghi geologi nella sua terra natìa, la Valsassina. Cermenati fu sapiente regista del Congresso "avendo avuto l'accortezza di fare in modo che agli studi severi sulle rocce delle nostre famose montagne e sui fossili di Esino si alternassero, a svago e sollievo, pranzi, gite sul lago, grande luminaria e fuochi di artificio in talune serate distensive". Nel congresso di Piacenza del 1923 organizzò una visita alle miniere gestite dalle società "Petroli d'Italia" e "Petrolifera Italiana", arricchendo la bibliografia del petrolio con nuove memorie e comunicazioni, in gran parte pubblicate nel Bollettino della Società Geologica.

Ebbe riconoscimenti italiani e stranieri: Gran Cordone della Corona d'Italia, Grand'ufficiale dell'Ordine mauriziano; per la Francia, Commendatore della Legion d'onore; per la Norvegia, Grand'ufficiale dell'Ordine supremo di S. Olaf.
Cermenati morì il giorno 8 ottobre 1924 a Castel Gandolfo (RM). La città di Lecco gli dedicò una statua di bronzo, non lontana da quella di Stoppani; durante il Secondo conflitto mondiale la statua fu fusa e utilizzata per l'industria bellica. Ricostruita in marmo nel 1945, fu posta sull'originario piedistallo dove è ancora incisa l'epigrafe del poeta Giovanni Bertacchi: "Mario Cermenati l'amore della grande natura fecondo in culto di scienza. I liberi italici spiriti legislatore, patriota esalto. L'aperto senso della vita tradusse in affetti generosi. Degno di vivere perenne, nel bronzo, negli intelletti, nei cuori. (1868-1924)".

Nel 1925 la Punta della Croce sul Resegone fu ribattezzata Punta Cermenati (1875 m), per iniziativa della Società escursionisti lecchesi.

FONTI E BIBLIOGRAFIA
Aichino G. (1924) - Mario Cermenati. La Miniera Italiana, 8: 297-231.
Cimino G. (1979) - Cermenati Mario. Dizionario biografico degli italiani, Roma, Istituto della Enciclopedia italiana, 23, 771-773.
 

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