Alfredo Boni (Sorengo, Svizzera, 1/9/1909 – Pavia, 6/3/1987)

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Società Geologica Italiana

A cura di MARCO ROMANO (Sezione di Storia delle Geoscienze)
 
Nato in Svizzera, sul lago di Lugano, si iscrisse nel 1929 al corso Scienze Naturali dell'Università di Pavia. Fu allievo di Paolo Vinassa de Regny, divenendone assistente dal 1932. Nel biennio 1934-35 vinse una borsa di studio, che gli permise di allacciare tra Vienna e Zurigo contatti con paleontologi eminenti, tra cui il vertebratologo Bernardo Peyer. Introdusse in Italia le conoscenze acquisite all'estero, proponendo metodi di indagine all'avanguardia. Nel 1938 egli ottenne precocemente la libera docenza in Geologia presso l'Università di Pavia, e dal 1941, nonostante le difficoltà del periodo bellico, continuò le ricerche assumendo anche la direzione dell'Istituto di Geologia. Nel 1947 fondò la rivista "Atti dell'Istituto Geologico dell'Università di Pavia" che guidò fino alla sua morte nel 1986, con la direzione editoriale di ben trenta volumi.

Negli anni '50 partecipò al rilevamento del Foglio Adamello della Carta Geologica d'Italia. In quel periodo fu promotore dell'introduzione a Pavia del Corso di Laurea in Scienze Geologiche, partito con difficoltà per carenza di docenti, ma in cui generosamente si impegnò in prima persona in vari insegnamenti (geologia, geologia applicata, paleontologia, geografia fisica e geologia stratigrafica) e organizzando campi di rilevamento e escursioni di terreno.

Nella seconda metà degli anni '50 fu incaricato dal CNR della direzione della sezione VI del Centro Nazionale per lo studio dell'Appennino settentrionale e della Toscana. Nel biennio 1960-61 fu Presidente della Società Geologica, organizzando un convegno sul Paleogene in Italia e il congresso societario del 1961 a Pavia, incentrato sul confronto tra i depositi flyschoidi dell'Appennino Settentrionale e della Liguria occidentale.

Nel 1966 divenne membro effettivo dell'Istituto Lombardo Accademia di Scienze e Lettere e nel 1967 socio corrispondente dell'Accademia dei Lincei. Entrò a far parte del Comitato Geologico per la seconda edizione della Carta Geologica d'Italia in scala 100.000, coordinando poi ben 11 fogli. Negli anni '70 prese inoltre parte al Progetto Finalizzato Geodinamica (PFG) del CNR.

I sui primi contributi scientifici, risalenti al 1932-33, vertono sulle faune mioceniche del Monte Vallassa, utilizzati successivamente anche per studi statistici all'avanguardia sulle popolazioni fossili. Avendo una preparazione di stampo naturalistico, Boni mostrava una propensione naturale verso i temi paleontologici, su cui si soffermò principalmente nella prima parte della carriera. Da sottolineare l'utilizzo pionieristico della radiografia per lo studio dei fossili che, solo successivamente, diventerà una tecnica ben radicata a livello internazionale; in tale ambito mise a punto due tecniche innovative basate su raggi X e luce di Wood, che mettono in risalto caratteri morfologici peculiari utilizzabili per fini tassonomici. Trattò, tra la fine degli anni Trenta e l'inizio dei Sessanta, argomenti paleontologici disparati, quali faune pigmee delle Prealpi bresciane, pesci cretacei della Libia, revisione delle faune triassiche bresciane, placodonti dalla Lombardia, flore fossili del Cenozoico italiano, pettinidi del Neogene e Quaternario italiano.

Da fine anni '30, parallelamente agli studi paleontologici in laboratorio, portò avanti anche attività di terreno, che andò progressivamente a prevalere nei suoi interessi; il primo lavoro prettamente geologico verte su aspetti idrografici, geomorfologici, topografici e geologici dell'alto bacino del Piave (1937). Geologo di terreno vecchio stampo, sul finire degli anni '40 usava giornalmente arrivare la mattina presto in bicicletta in Valle Staffora, per poi proseguire a piedi il percorso di rilevamento; solo nel 1952 ottenne una moto Guzzi Galletto per gli spostamenti (Vanossi, 1987). Nel 1943 pubblicò i primi risultati degli studi geologici nel Bresciano e nell'Appennino pavese. Negli anni '40 cominciò a dedicarsi anche alla geologia applicata, con particolare riguardo allo studio dei fenomeni franosi e loro connessione a fenomeni sismici. Degno di nota, sul piano più teorico-concettuale, è il suo lavoro del 1950 dal titolo evocativo "Il tempo nelle scienze geologiche", in cui tratta dei principi fondanti delle discipline stratigrafiche.

La prima metà degli anni '50 lo vide impegnato in lavori di tettonica e stratigrafia nell'area Bresciana. Gli anni a seguire lo portarono a occuparsi, nel citato incarico direttivo presso il CNR, delle Alpi Marittime. Di tale periodo va ricordato il lavoro del 1957, in cui mostrò e discusse la struttura a falde dell'Appennino ligure-emiliano, proponendo un trasporto tettonico verso NW. A inizio anni '60 videro la luce due importanti contributi di tettonica regionale, analizzanti i principali lineamenti dell'Appennino e la linea delle Giudicarie (1962-63). Nella seconda metà degli anni '60 fu occupato quasi a tempo pieno nella direzione dei rilevamenti degli 11 fogli della Carta Geologica d'Italia a lui affidati; nel 1972 e 1973 vennero stampate le due carte geologiche di Prealpi bresciane e Alpi liguri alla scala 1:25.000.

Dalla fine degli anni '70 Boni, ormai nella piena maturità, fornì il suo supporto anche alla grande impresa scientifica del citato PFG-CNR, con diversi contributi su relazioni tra sismicità e strutture tettoniche in Lombardia.

Rimase attivo fino alla fine dei suo giorni, come dimostrato dal lavoro su Pliocene e neotettonica delle Alpi Liguri, uscito a meno di anno dalla sua scomparsa. Un'intera vita dedicata con dedizione allo studio delle sue montagne, dove fece appassionare alle discipline geologiche generazioni di allievi. Come scrive egli stesso nell'introduzione della prima memoria sulle Alpi Bresciane (da Vanossi, 1987): "un pensiero particolarmente affezionato ai miei monti. Miei li sento: e nessuno, se non chi vi è nato, può dire suoi i monti come il geologo che li studia, percorrendoli palmo a palmo . . . ".
 
FONTI E BIBLIOGRAFIA
Vanossi M. (1987) - Ricordo di Alfredo Boni (1.9.1909-6.3.1987). Mem. Soc. Geol. It., 39, 7-15.
 

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