Domenico Zaccagna (Carrara 3/9/1852 – Roma 11/3/1940)

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Società Geologica Italiana

A cura di Paolo Roberto FEDERICI (Sezione di Storia delle Geoscienze) 

Dopo la laurea in Ingegneria a Torino, frequentò i corsi all'École des Mines di Parigi e fu primo classificato fra gli studenti stranieri. Dopo ulteriori studi in scuole europee, nel 1878 venne assunto dal R. Ufficio Geologico e lì svolse tutta la sua carriera. Egli esordì con lo studio della Campagna Romana, ma da tempo aiutava Capellini nel rilevamento di alcune aree del Bolognese e dei Monti della Spezia per la presentazione, da parte del maestro di carte geologiche, al Congresso Internazionale di Geologia a Bologna (1881), dove ebbero un grande successo. Così a Zaccagna fu assegnato l'incarico di rilevare assieme a Bernardino Lotti le Alpi Apuane, il gruppo montuoso celebre per i marmi e che è la chiave per l'interpretazione della catena appenninica, affiorandovi i terreni più antichi in finestra tettonica. I due pretesero di poter rilevare alla scala 1:5.000, da qui la sbalorditiva precisione delle carte geologiche e delle sezioni eseguite. Nacque una furibonda polemica con Carlo De Stefani dell'ateneo fiorentino, che accusò i due rilevatori di abusare della loro preparazione matematica definendo i loro profili "geometrici" (oggi sarebbe una accusa di "cilindrismo"). In realtà fu uno degli argomenti del ben noto scontro fra l'accademia e l'Ufficio Geologico. Lotti fu destinato ad altro incarico nella Toscana centro-meridionale. Così Zaccagna portò a compimento da solo l'incredibile impresa di rilevare tutte le Alpi Apuane per ben 17 tavolette. Nel 1884 uscirono anche i 4 Fogli alla scala 1:50.000 e poi altri a scala più piccola dei quali, però, solo nel 1920 e poi nel 1932 comparvero le memorie illustrative. L'autore era un tenace autoctonista, come all'epoca tutti gli operatori dell'Ufficio Geologico, ma va detto che chi ha lavorato su queste montagne dopo di lui ha avuto a disposizione degli insuperabili rilevamenti per elaborare ricostruzioni paleogeografiche e geodinamiche moderne. Contemporaneamente gli venne affidato l'incarico di rilevare le Alpi Occidentali, per superare le conoscenze dell'epoca ormai obsolete, e come direttore del rilevamento raccolse attorno a sé valenti e infaticabili colleghi: Secondo Franchi, Ettore Mattirolo, Vittorio Novarese e Augusto Stella. Il gruppo conseguì risultati straordinari. E' noto il giudizio di Émile Argand che aveva definito nel 1908 "inestimabile opera moderna" la carta geologica delle Alpi Occidentali al quattrocentomila, e "magistrale" il prodotto degli ingegneri del R. Ufficio Geologico d'Italia. Nonostante questo, la fondamentale scoperta nel 1898 di fossili mesozoici nei calcescisti della Val Grana da parte di Franchi creò una sconcertante divergenza tra i rilevatori. Zaccagna, il più refrattario ad accogliere le conseguenze di questa novità, venne allontanato dal lavoro alpino, dopo però l'uscita dei suoi fondamentali lavori sulle Alpi Marittime, Graie e Pennine e sulla catena in generale (1887). Nell'87 uscì anche la carta della Liguria realizzata insieme ad Arturo Issel. Al di là di una inspiegabile volontà a non cambiare le proprie convinzioni, per giudicare la statura del geologo carrarese basta ricordare le parole del sommo Eduard Suess "... per le Alpi Occidentali era comparso quell'importante lavoro di Zaccagna che dimostra nel modo più evidente . . . " e, dopo l'esposizione di una serie di dati che testimoniavano la continuità dell'arco alpino, concludeva " . . . nella giusta interpretazione della quale sta appunto il grande merito dello Zaccagna". Nel 1914 fu a capo di una missione nel Gebel in Tripolitania, su cui pubblicò delle monografie nel 1919 e nel 1932, ma non smise di scrivere e fare carte su Alpi Liguri, Val di Vara e Lunigiana. Nel 1935 pubblicò la magnifica Carta geologica del Golfo della Spezia.

Ma Zaccagna fu anche altro e il nostro Paese gli deve molto. Nell'industria idroelettrica fu artefice della realizzazione dei laghi artificiali di Piana dei Greci in Sicilia, della Sila in Calabria, di Quarto nel Savio in Romagna, del Gabiet e di Zindra nel Gruppo del M. Rosa. A lui si deve la risoluzione dei problemi della linea ferroviaria Lucca – Aulla in Toscana e soprattutto la definitiva geometria della linea Genova-Roma nelle Cinque Terre. Interi bacini marmiferi furono da lui studiati e aperti non solo nelle Alpi Apuane, ma anche in Sardegna e in Calabria. E a lui si ricorse per le ricerche di marmi nelle Prealpi Lombarde per rimediare alle conseguenze di aver scelto, contro il suo parere, il degradabile marmo "Botticino" per la costruzione del Vittoriano con l'altare della Patria a Roma. Non basta: era anche un provetto architetto. Tra le opere più notevoli si ricordano il bel palazzo già delle Poste a Carrara. Zaccagna, che fece parte anche dell'Accademia detta dei XL, fu Presidente della Società Geologica Italiana nel 1919, anno cui il congresso nazionale si tenne a Roma.

La morte lo colse nel 1940 all'Ufficio Geologico d'Italia, nel posto che gli era stato riservato in perpetuo per i suoi meriti e forse per ripagarlo delle amarezze procurategli all'epoca dei rilevamenti geologici di fine Ottocento nelle Alpi.
 
FONTI E BIBLIOGRAFIA
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