Giovanni Omboni trascorse l'infanzia e frequentò la scuola elementare ad Abbiategrasso, dove il padre Giuseppe era medico condotto; la morte prematura di quest'ultimo nel 1838 lasciò priva di sostentamento la famiglia, che si trasferì dai parenti materni a Milano; lì egli poté conseguire nel 1847 la licenza liceale presso l'Istituto di S. Alessandro, dove ebbe tra i compagni il futuro antropologo Paolo Mantegazza, con cui strinse una forte amicizia, nata dalla comune passione per i minerali e le scienze naturali. Si iscrisse quindi al corso di laurea in ingegneria-architettura alla Facoltà di Matematica dell'Università di Pavia, dove si trasferì con la madre; nel 1848 però, dopo la sommossa delle Cinque giornate di Milano, abbandonò la frequenza per arruolarsi nel battaglione degli studenti, di cui seguì le sorti sino alla ritirata nella Regione subalpina nell'agosto di quell'anno. Trasferitosi nuovamente a Milano, riprese privatamente gli studi, essendo chiusa l'Università pavese, e il tirocinio da ingegnere; nel maggio 1852 si laureò a Pavia, abbandonando però progressivamente la pratica da ingegnere-architetto. La sua inclinazione erano infatti le scienze naturali e gli studi geologici, a cui lo avevano introdotto Giuseppe Gabriel Balsamo Crivelli, suo insegnante di liceo, e Filippo De Filippi, che supervisionarono poi i suoi primi scritti; tra questi vi erano testi e manuali per ginnasi e licei, da cui otteneva piccoli ricavi per il mantenimento. Grazie all'eredità del nonno materno, tra il 1854 e il 1855 poté soggiornare a Parigi per frequentare le lezioni di celebri naturalisti, zoologi e geologi (d'Orbigny, Constant Prévost, Cordier, Serres, Geoffroy-Saint-Hilaire, Milne-Edwards, Bayle, Gratiolet, Hugard, Valenciennes) venendo ammesso partecipare alle riunioni della Société géologique de France.
Dopo il rientro a Milano, continuò ad insegnare storia naturale nei licei, coltivando in parallelo la passione per studi ed escursioni, compiute in Piemonte, Lombardia e Svizzera (i cui risultati riportò in successivi articoli). Collaborò con Emilio Cornalia, direttore aggiunto del Museo civico di Storia Naturale milanese, per riorganizzare le collezioni geologiche. Dopo l'annessione della Lombardia al Piemonte furono aboliti i corsi di storia naturale nei licei e vennero perciò meno i suoi incarichi di insegnamento; dopo alcuni mesi dedicati ai suoi studi, nel 1860 fu incaricato del corso di Scienze Naturali nella scuola tecnica pubblica, tenuto sino al 1864 e dedicandosi nel tempo residuo alla collaborazione con il Museo civico e con la Società italiana di Scienze Naturali. Nel 1865 a Londra il matrimonio con Stephanie Etzerodt, nata in Belgio da padre tedesco e madre inglese, conosciuta a Milano due anni prima; gli sposi effettuarono un viaggio con tappe anche in Germania, Belgio e Olanda. Negli anni successivi a Milano si dedicò alla scrittura di trattati e articoli e alla collaborazione museale, partecipando a vari congressi scientifici. Per questioni climatiche con la moglie decisero di svernare dapprima a Firenze e poi a Napoli, dove egli intrecciò rapporti con Arcangelo Scacchi, professore all'Università di Napoli, effettuando ricerche nelle aree vulcaniche vesuviana e flegrea. Nel 1869, per intercessione dello stesso Scacchi, ad Omboni fu attribuita la cattedra di mineralogia e geologia appena istituita presso l'Università di Padova; vinta una iniziale ritrosia, ritenendo non adeguata la propria preparazione generica e quasi autodidattica, egli accettò l'incarico che avrebbe tenuto poi per un quarantennio, trasferendosi nella città veneta con la moglie. Nel 1870 fu nominato professore straordinario, nel 1876 assunse anche l'incarico di insegnamento di geologia e mineralogia nella Scuola d'applicazione per gli ingegneri e infine nel 1878 divenne professore ordinario. Nel 1882, su sua proposta, l'insegnamento di geologia fu separato da quello di mineralogia, e mentre egli tenne il primo e la direzione del museo geologico (che riordinò ed ampliò anche di tasca propria, acquistando la collezione De Zigno e donandola nel 1892 all'ateneo patavino), l'altro fu assegnato al vincitore di concorso Ruggero Panebianco.
Ben prima dell'Unità nazionale, egli redasse la prima cartografia geologica di sintesi d'Italia e delle isole, intitolata Schizzo di una carta geologica d'Italia, opera in cromolitografia di Crivelli allegata al lavoro Cenni sullo stato geologico dell'Italia (pubblicata a Milano nel 1856 quale appendice al Corso di geologia di François-Sulpice Beudant). Partecipò anche al progetto di cartografia geologica del Regno, quale membro del Comitato Geologico (1889).
In mezzo secolo di attività Omboni produsse quasi 70 pubblicazioni, basate su dettagliate osservazioni e rilievi, astenendosi da speculazioni non corroborate da evidenze di terreno. Va menzionata in particolare la sua contrapposizione con Antonio Stoppani nell'allora giovane campo della geomorfologia glaciale, campo in cui entrambi furono tra i primi a cimentarsi. Tra i diversi studi di geologia regionale si menziona in particolare la corposa opera Geologia dell'Italia (Milano 1869). La didattica e la formazione dei giovani e degli studiosi fu una sua priorità, come testimonia la sua produzione di manuali, libri di testo e guide geologiche, riveduti e aggiornati in edizioni successive; va ricordato in particolare che nel 1894 produsse anche un trattato di 72 pagine intitolato Brevi cenni sulla storia della geologia: compilati per i suoi allievi dal prof. Giovanni Omboni. Tra i suoi allievi si menzionano Francesco Bassani e soprattutto Giorgio Dal Piaz, che gli succedette nella cattedra universitaria. Omboni pose attenzione, al pari dello Stoppani, alla divulgazione e diffusione della cultura geologica: nel 1876, stesso anno di pubblicazione del celebre "Il Bel Paese" da parte dell'Abate, vide le stampe il suo lavoro Come s'è fatta l'Italia. Saggio di geologia popolare (Verona 1876).
Fu scienziato ben inserito nella cultura del suo tempo e al passo con i progressi della ricerca internazionale: la sua recensione di Sull'origine delle specie di Darwin (pubblicato sul giornale La Perseveranza Milano nel 1865) e la partecipazione al Congresso geologico internazionale di Bologna del 1881 ne sono testimonianza. Fu tra i promotori della Società geologica residente in Milano, fondata nel marzo 1856 (poi Società italiana di scienze naturali dal 1860) e poi della Società geologica italiana, presiedendola nel 1892; inoltre fu membro effettivo del Regio Istituto veneto di scienze, lettere ed arti. Ricoprì anche la carica di consigliere comunale a Padova (1893-94) e nel 1894 fu nominato Commendatore della Corona d'Italia.
Assieme alla moglie si dedicò ad attività benefiche a favore degli orfani, dei derelitti e dei ceti popolari; Stefania fu altresì esponente di rilievo del movimento per l'emancipazione femminile a Padova a cavallo tra XIX e XX secolo, fondando nel 1906 del locale comitato delle suffragette.
Omboni lasciò in eredità all'Istituto di geologia dell'Università di Padova la sua voluminosa biblioteca; il fondo, costituito da libri, appunti e carteggi, è oggi custodito nella Biblioteca di Geoscienze. Tra i documenti si cita un volume del 1902 a lui dedicato in occasione del cinquantennale della laurea, che raccoglie un centinaio di fotografie dei più noti geologi italiani e stranieri, con firme, dediche e lettere. Inoltre vi è una dettagliata autobiografia datata 1895, intitolata "Per chi vorrà scrivere la mia biografia 1829-1895", da cui emergono molti aspetti, anche intimi, del personaggio. Il manoscritto di 139 pagine, steso tre lustri prima della sua scomparsa, è rimasto inedito per venire poi pubblicato oltre un secolo dopo (Canadelli, 2015, con commento e trascrizione integrale); emblematico dell'indole dell'Autore è l'incipit dello scritto "A chi avrà l'incarico di scrivere la mia Biografia, dedico queste Note, che gli faciliteranno il noioso lavoro".
FONTI E BIBLIOGRAFIA
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Dal Piaz G. (1910) - Giovanni Omboni- Cenni necrologici. Bollettino della Società geologica italiana, 29, 96-106, con l'elenco completo delle opere.
Dal Piaz G.B. & Dal Piaz G.V. (1984) - Sviluppo delle concezioni faldistiche nell'interpretazione tettonica delle Alpi (1840- 1940), in Cento anni di geologia italiana. Volume giubilare del I centenario della Società geologica italiana, Bologna, pp. 41-70 (in particolare p. 54).
Canadelli E. (2015) - Un geologo si racconta. L'autobiografia inedita di Giovanni Omboni. In Quaderni per la storia dell'Università di Padova, 48, 311-338.
Franciosi E. B. (1917) - Alla cara e santa memoria di Stefania O. Etzerodt, Padova.
Mariani E. (1910) - Giovanni Omboni. Cenni biografici, in Atti della Società italiana di scienze naturali e del Museo civico di storia naturale in Milano, 49, p. 82-84.
Pantaloni M. (2011) - La carta geologica d'Italia alla scala di 1:1.000.000: una pietra miliare nel percorso della conoscenza geologica, in Geologia tecnica e ambientale, II-III, pp. 88-99.
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