A cura di Marco ROMANO (Sezione di Storia delle Geoscienze)
Achille De Zigno, pur non appartenendo direttamente al mondo accademico, può essere considerato un personaggio centrale per l'ambiente culturale e scientifico veneto nella seconda metà del diciannovesimo secolo. Nato da famiglia ricca e collegata per parentela a casate nobili francesi e inglesi, De Zigno non frequentò né scuole né università, ma venne sempre seguito da tutori privati. Nel periodo della sua formazione intraprese lunghi soggiorni in Inghilterra, Svizzera e Francia, che gli garantirono un'ampia rete di conoscenze e contatti internazionali e l'apprendimento delle principali lingue europee. Essendo di madre irlandese, il naturalista veneto era tra i pochi a leggere e scrivere correttamente inglese in Italia a metà Ottocento.
L'interesse e la passione per le scienze naturali, con particolare riferimento alla botanica e soprattutto ai fossili e la geologia sensu lato, ebbero origine in lui sin dalla prima giovinezza, grazie a una innata curiosità e alle amicizie familiari con personaggi di spicco tra la comunità di naturalisti veneti. Nel corso dell'Adunanza Estiva della Società Geologica Italiana per l'anno 1892 (Vicentino, 10-15 settembre 1892) il segretario Romolo Meli lo commemorò rammentando come in una delle prime gite fatta da Achille, a soli 5 anni, comprese una tappa a Bassano presso il nobile Paroloni, che gli mostrò il suo gabinetto di storia naturale: una ricca collezione di cristalli, minerali e metalli che colpì molto il giovane De Zigno, che ebbe in dono alcuni esemplari che conservò con cura fino alla morte.
In particolare, furono le escursioni con personaggi del calibro di Nicolò Da Rio, Lodovico Pasini e Tommaso Antonio Catullo ad alimentarne l'interesse per le Scienze della Terra e per il lavoro di terreno. Nel periodo 1829-1851 ebbe diverse occasioni di discutere di temi di geologia con questi naturalisti, seguì con interesse le lezioni di Catullo all'Università di Padova, e ricevette anche da questi personaggi diversi esemplari che andarono a costituire il nucleo iniziale di una delle collezioni naturalistiche italiane più importanti per il XIX secolo.
I primi studi di carattere scientifico di De Zigno sono focalizzati sulla botanica, con un'analisi di alghe microscopiche e piante crittogame nei dintorni di Padova, pubblicati su opuscoli a carattere locale nel 1833 e 1836. Scopo centrale di tali studi era essenzialmente contrastare nuovamente la teoria della generazione spontanea, già confutata in Italia dallo Spallanzani, ma riproposta e sostenuta nel Dictionnaire classique d'histoire naturelle (1822-1831) da J.B. Bory de Saint-Vincent.
Molto probabilmente un indebolimento della vista fu la ragione del suo passaggio dallo studio della botanica microscopica a quello della geologia, ed in particolar modo all'analisi della stratigrafia del Veneto. Pur conoscendo molto bene le ipotesi e le opere geologiche di Lyell e di Murchison, tuttavia le sue concezioni di natura religiosa lo fecero propendere maggiormente verso le ipotesi proposte da Jean Baptiste Elie de Beaumont (1798-1874). Il geologo francese in particolare sosteneva un rapido sollevamento delle catene montuose, ipotesi che permetteva una migliore conciliazione delle teorie ed 'eventi' geologici con la visione 'catastrofista' meglio compatibile con l'interpretazione delle Sacre Scritture.
Tra il 1841 e il 1850 De Zigno pubblicò una serie di lavori frutto di numerose escursioni, in cui utilizzò soprattutto il potere di correlazione dei fossili per l'organizzazione stratigrafica dei terreni e per la loro datazione relativa. Proprio su temi stratigrafici si originò un'accesa diatriba accademica con Tommaso Catullo tra il 1846 e il 1848, con una serie di articoli di botta e risposta nei quali De Zigno accusava il naturalista bellunese di aver utilizzato erroneamente i fossili, portando a una seriazione dei terreni sedimentari del Veneto poco solida e discutibile. A posteriori emerge come De Zigno fosse nel giusto in diverse delle critiche mosse, ma con l'attacco a un collega più anziano si inimicò buona parte dell'Accademia delle Scienze di Padova.
È interessante notare come, in un momento in cui la paleontologia e la botanica non avevano ancora una grande tradizione in ambiente accademico italiano, De Zigno e altri colleghi naturalisti considerassero lo studio di tali materie essenzialmente come 'passatempo da gentiluomini'; le ricerche e la costruzione di collezioni naturalistiche era basato sull'uso di risorse finanziare personali e su scambi o favori tra colleghi e amici sia italiani che stranieri, senza alcun supporto economico da istituzioni pubbliche. Per tali motivi le ricerche e gli studi sul campo di De Zigno e di molti suoi contemporanei, furono condotte essenzialmente nell'ambito dei territori regionali, al contrario dei colleghi delle scuole francesi, inglesi e tedesche che potevano basare i loro studi e teorie geologiche sulla conoscenza di ampi territori, grazie alla potenza economica degli imperi coloniali di fine Ottocento.
A partire dalla metà del XIX secolo De Zigno si dedicò sempre con maggior interesse a temi paleontologici, con contributo maggiore alla paleobotanica. E proprio in tale settore troviamo probabilmente i contributi scientifici più importanti di De Zigno, pubblicati nei due volumi della Flora fossilis formationis oolithicae, con dispense pubblicate tra il 1856 e 1885; degni di nota anche i suoi studi sui pesci fossili e altri vertebrati del Monte Bolca, con numerosi nuovi esemplari fatti estrarre dai cavatori su commissione, sia per essere venduti all'Istituto Geologico di Vienna, sia per arricchire la sua già ricca collezione personale. La raccolta di nuovi esemplari e la loro analisi culminò nella pubblicazione nel 1874 a Venezia del Catalogo ragionato dei fossili del calcare eocene di monte Bolca e monte Postale, testo di riferimento per lo studio della materia per diversi anni. Nel lavoro, oltre la descrizione degli esemplari e una lista faunistica aggiornata, De Zigno dimostra anche di aver individuato correttamente l'età dei depositi fossiliferi del Monte Postale, riferendoli all'Eocene. Nello stesso anno fu pubblicato anche Pesci fossili nuovi del calcare eoceno di monte Bolca e monte Postale. Le collezioni di fossili e la biblioteca personale di De Zigno vennero acquistate dalla sua famiglia da Giovanni Omboni, presidente della Società Geologica Italiana tra il 1892 e il 1895, che le donò poi successivamente all'Istituto di Geologia dell'Università di Padova, dove sono conservate tutt'oggi.
Sul piano politico De Zigno fu un grande conservatore filoaustriaco, ricoprendo diversi incarichi di natura amministrativa a Padova, tra cui podestà della città tra il 1846 e il 1856, deputato nella Congregazione Centrale Veneta nel 1856 e rappresentante delle provincie venete al Consiglio dell'Impero a Vienna tra il 1860 e il 1866. Tra le onorificenze di cui fu insignito figurano i titoli di cavaliere della Corona di ferro, di barone dell'Impero nel 1857 e cavaliere dell'Ordine del merito di Savoia nel 1891. C'è da dire, tuttavia, che De Zigno, nonostante la sua salda devozione a Vienna, si adoperò molto come mitigatore delle tasse di guerra e rappresaglie verso la città di Padova, e una volta avvenuta l'annessione del Veneto all'Italia, egli si ritirò a vita privata, ricoprendo solo la carica di sindaco di Vigodarzere tra il 1872 e il 1884.
Il valore e l'opera di De Zigno venne apprezzata e riconosciuta da colleghi sia a livello nazionale che internazionale, portandolo a ricoprire anche ruoli importanti in accademie e società. Fu infatti vicepresidente per l'Italia ai Congressi geologici internazionali di Bologna del 1881 e di Berlino del 1885, membro della Società geologica di Francia dal 1842, membro dell'Accademia delle scienze detta dei XL e dell'Accademia dei Lincei, presidente dell'Accademia delle Scienze di Padova nel biennio 1879-1880 e direttore del Regio Istituto Veneto nel biennio 1875-1876. Della Società Geologica Italiana fu socio promotore, ricoprendo le cariche di consigliere per i trienni 1881-1883 e 1887-1889, vicepresidente nel 1883 e infine presidente per il triennio 1885-1887.
FONTI E BIBLIOGRAFIA
Catullo T.A. (1846) - Cenni sul sistema cretaceo delle Alpi Venete e descrizione di alcuni cefalopodi della calcaria rossa ammonitica e del biancone. Venezia.
Corsi P. (1991) – De Zigno, Achille. Dizionario Biografico degli Italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana fondata da Giovanni Treccani, Volume 39.
De Zigno A. (1833) - Plantae crytogamae in provincia Patavina hucusque observatae. Padova.
De Zigno A. (1836) - Sopra i vasi spirali delle piante. Venezia.
De Zigno A. (1846) - Memoria sul terreno cretaceo dell'Italia settentrionale. Atti dell'Accademia di Padova, VI.
De Zigno A. (1846) - Nota intorno alla non promiscuità dei fossili fra il biancone e la calcarea ammonitica. Venezia.
De Zigno A. (1856) - Flora fossilis formationis oolithicae. Le piante fossili dell'oolite descritte et illustrate. Seminario, Padua.
De Zigno A. (1874) - Catalogo ragionato dei fossili del calcare eocene di monte Bolca e monte Postale.
De Zigno, A. (1874) - Pesci fossili nuovi del calcare eoceno di monte Bolca e monte Postale.
Lazzari C. (2002) – Le Scienze della Terra nel Veneto dalle origini ai giorni nostri, 8 secoli di studi, scoperte, progressi e leggende. Venezia, Società Veneziana di Scienze Naturali.
Meli R. (1892) - Resoconto dell'Adunanza generale estiva della Società Geologica Italiana nel vicentino dal 10 al 15 settembre 1892. Bollettino della Società Geologica Italiana, 11, 615-688.