Alberto Castellarin

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Società Geologica Italiana

A cura di GIAN BATTISTA VAI (Sezione di Storia delle Geoscienze)

Godrà a lungo il privilegio di essere stato Presidente del I Centenario della Società Geologica Italiana. Proprio in occasione del Centenario celebrato a Bologna nel 1982, durante il suo biennio di Presidenza (1981-1982), c'è stata la massima crescita della Società. E a Bologna la Società era stata fondata da Capellini e Sella nel 1881, durante il II Congresso Geologico Internazionale.

Con Castellarin, la gestione scientifica e organizzativa della Società passava dallo stretto ambito di sede, con tutto il suo retaggio di tacite ma rigide suddivisioni regionali e tematiche di ricerca, alla collaborazione competitiva interdisciplinare e interregionale, con occhio attento allo scambio e alla prospettiva internazionale. Scomparsi o silenti i pochi antichi baroni, una generazione numerosa e vociante, solida e aperta al confronto in campo aperto era pronta a cooperare, per poter crescere. Nascevano i Progetti Finalizzati, il Geodinamica in particolare; i colleghi e amici italiani entravano nei grandi progetti internazionali (IGCP, Lithosphere Program), rispondevano alle esigenze del Paese dopo i gravi terremoti del Friuli e dell'Irpinia. Tutti si erano fatti le ossa in dieci anni di completamento e rinnovamento della centenaria Carta Geologica d'Italia. Molti stavano beneficiando dello sforzo di progettazione delle centrali nucleari. E la Società guidata da Castellarin beneficiava di quell'atmosfera.

Dopo Selli nel 1963, Congresso e Adunanza Estiva della SGI tornavano a Bologna, a due decadi di distanza, con Castellarin nel 1982. La prima fu un'impresa di un gruppo ben guidato ma quasi esclusivamente locale. La seconda fu un'impresa, altrettanto ben guidata, ma nazionale fin dal suo concepimento. Era una rete di giovani amici-competitori che fin dall'inizio avevano accettato di contribuire a un obiettivo comune: il bene della Società, per il bene del Paese. E l'animatore instancabile e convincente di quella rete era stato proprio Castellarin. L'opera gli valse il riconoscimento a Socio Benemerito della Società Geologica Italiana nel 1983 e a Benemerito della Scuola, della Cultura e dell'Arte (1986), oltre alla nomina ai Lincei (1987).

Ordinario di Geologia per Scienze Naturali a Bologna per oltre 40 anni, le sue lezioni, consigliate anche per Scienze Geologiche, hanno attratto folle di studenti per originalità e prospettiva critica, se si vuole antiscolastica, fondata sulle sue ricerche dirette, innestate sulle tematiche avanzate della geologia, nella sua accezione interdisciplinare. La sua antenna sul mondo era ben ancorata sulle Alpi, e in particolare fra Basilea e Zurigo, da cui irradiava e riceveva messaggi per e dagli altri centri di eccellenza del mondo intero catalizzati dai temi della geologia alpina.

Partito con solide basi di micropaleontologia e analisi di facies, di rilevamento e di analisi strutturale sul campo, è presto assurto al ruolo di spicco europeo nello sviluppo dei concetti della tettonica sinsedimentaria, nel significato di megabrecce e olistostromi e della distribuzione delle relative tettofacies soprattutto nei domini carbonatici mesozoici. Ha osteggiato l'applicazione acritica di schemi troppo semplicistici di tettonica a zolle alla struttura e alla storia delle Alpi. Ha così contribuito a sviluppare i concetti di subduzione di litosfera continentale, di scollamento sistematico della crosta inferiore da quella superiore nei sistemi orogenici di tipo alpino-himalayano, di rilevanza e durata della tettonica postcollisionale. A titolo d'esempio, è uno dei pochi padri precoci del concetto di 'Adriatic indenter'.

Se è stato uno dei primi giovani studiosi che hanno dato lustro internazionale a una vera e propria scuola italiana di geologi del sedimentario e di sedimentologi nel secondo dopoguerra, la sua figura si caratterizza rispetto agli altri per la maggior completezza e maturità. E' stato e rimane un geologo nel senso pieno del termine, capace di integrare le sue competenze analitiche e di sintesi in stratigrafia e sedimentologia in una solida visione strutturale e di storia deformativa direttamente basata sui caratteri geofisici e reologici dei corpi studiati e di quelli influenti al loro contorno, fedele seguace in ciò di Selli e della scuola geologica bolognese dal lui promossa. E, non a caso, uno dei suoi autori preferiti è stato Arthur Holmes. Appare ben giustificata quindi la sua ultima attività rivolta alla trattazione strutturale e geofisica della geologia litosferica delle Alpi.
 
FONTI E BIBLIOGRAFIA

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