a cura di GIOVANNI DE CATERINI (Sezione Storia della Geoscienze)
Eclettico e concreto, razionale e sognatore, creativo e visionario, entusiasta e disilluso; un uomo di cultura, scienziato ed umanista, che ha vissuto in prima persona la storia della scienza e della tecnica italiane. Rappresenta il caposcuola della geochimica italiana e uno dei primi a esportare metodi di analisi quantitativa in materie allora prevalentemente qualitative come la paleontologia e la paleoetnologia. G.A. Blanc è stato presidente della Società Geologica Italiana nel 1943, uno degli anni più difficili e dolorosi della storia italiana.
La famiglia Blanc era originaria della Savoia (Chambery) e si trasferì a Roma (nella celebre Villa Blanc, oggi sede della business school dell'Università Luiss), per l'attività politica del padre Alberto, diplomatico e politico caro a Cavour (insignito del titolo di Barone per Regio Decreto nel 1873). Fu proprio per l'attività dell'illustre genitore che Blanc venne alla luce a New York nel 1879, da Natalia Natividad Dolores Terry, nobildonna di origini sudamericane. Si iscrisse alla Facoltà di Scienze fisiche, chimiche e naturali dell'Università di Roma e nel 1904 conseguì la laurea in Fisica, svolgendo la tesi di laurea su un argomento allora di grande attualità: la radioattività, con applicazione ai sedimenti di alcune sorgenti idrotermali della Savoia. La facoltà di Scienze era stata fondata nel 1874 da Pietro Blaserna che unì gli istituti allora separati, credendo fortemente nell'interdisciplinarità e nell'importanza delle applicazioni pratiche delle scienze (istituì la Scuola Pratica di Fisica). In questo contesto, la personalità del Blanc fu contaminata dal Prof. Alessandro Portis anche alla cultura geologica, venendo perciò portato nel prosieguo della carriera ad affrontare gli ambiti di ricerca della paleontologia, dello studio del Quaternario e dell'Antropologia. Nel 1913 partecipò alla fondazione di un comitato che portò in seguito alla costituzione dell'Istituto italiano di paleontologia umana.
Nel 1905 Blanc divenne assistente volontario alla cattedra di fisica sperimentale e di fisica complementare; nel 1908 conseguì la libera docenza e i sui eccellenti studi sui radionuclidi lo portarono a Parigi nei laboratori dei coniugi Curie.
Blanc era uno scienziato con due anime coesistenti, una quantitativa di impronta fisico- matematica e l'altra descrittiva di stampo naturalistico, l'integrazione delle quali lo portò ad essere un pioniere nell'applicazione dei metodi chimico-fisici allo studio delle scienze della Terra e primo professore ordinario di geochimica in Italia (1928).
Nonostante la non più giovanissima età, Blanc si presentò come volontario al primo conflitto mondiale. Preposto al Comando marittimo dell'Alto Adriatico, diede dimostrazione della sua capacità di inventore sviluppando il telemetro Blanc per le postazioni antiaeree.
Nei convulsi e complicati anni del dopoguerra Blanc aderì al fascismo. Partecipò alla marcia su Roma e fu Deputato nel 1924 e nel 1929, oltreché membro del Direttorio del Partito Nazionale Fascista.
Tra il 1927 e il 1932 fu presidente dell'Opera Nazionale per la Protezione della Maternità e Infanzia, carica che conservò per un quinquennio, fino al gennaio 1932 (tema connesso al suo ruolo riconosciuto nell'ambito dell'Antropologia). Nello stesso periodo divenne anche membro del Comitato Nazionale per la Fisica e la Chimica del CNR (nel 1932 presidente).
In quegli anni si impegnò anche a livello imprenditoriale. Brevettò il "processo Blanc" per l'estrazione dell'allumina dalle rocce leucititiche. Se oggi lo sfruttamento delle georisorse non è più un tema centrale nel nostro Paese, negli anni dell'autarchia esse erano invece il principale valore dell'economia italiana e mondiale. Blanc investì risorse economiche proprie e intellettuali per l'applicazione del Metodo Blanc, che però si dimostrò industrialmente poco interessante.
Nel 1937 entrò in dissenso con le nuove direttive politiche del Partito Nazionale Fascista e si allontanò dalla vita politica, rifiutando la carica di sottosegretario all'Industria.
Non abbandonò però la ricerca universitaria nel campo della paleoetnologia e dello studio del Quaternario. Dal 1932 al 1946 fu membro dell'Accademia Nazionale dei Lincei, subendone però l'epurazione dopo la guerra.
Lasciò la cattedra nel 1949 per raggiunti limiti di età, continuando le sue ricerche. Nel 1953 divenne presidente della Associazione Internazionale per lo Studio del Quaternario (INQUA). Morì a Roma il Roma 31 dicembre 1966.
Il quasi omonimo figlio geologo Alberto Carlo, laureato in geologia a Pisa, fu professore di paletnologia all'Università di Roma e, con altrettanto talento, sviluppò gli studi sul Quaternario e sulla paleontologia umana.
FONTI E BIBLIOGRAFIA
Fornaseri M. (1967) – Necrologio. La Chimica e l'Industria, XLIX (1967), pp. 1390 s.
Cortesi C., Fornaseri M. (1968) - Blanc, Gian Alberto. Dizionario Biografico degli Italiani, Istituto dell'Enciclopedia Italiana fondata da Giovanni Treccani, Volume 10.