A cura di Giorgio Vittorio Dal Piaz e di ANTONIO PRATURLON (Sezione di Storia delle Geoscienze)
Nato a Napoli il 16 novembre 1915, figlio di Angelica Giuliani e di Girolamo, professore di costruzioni idrauliche nell'università partenopea, allievo di Nicola Abbagnano al Liceo classico Umberto I, vicino di casa di Benedetto Croce e amico delle figlie, sembrava destinato agli studi storico-filosofici, ma fu convinto dal padre ad iscriversi a ingegneria, ottenendo la laurea nel 1938, con specializzazione in geologia.
Dopo la laurea svolge il servizio militare nel Genio aeronautico in Italia e in Libia. Rientrato a casa nel 1941, lavora al Centro di ricerche geominerarie (IRI) per la prospezione di carbone fossile nelle Alpi Apuane (1942-43), con la guida del vulcanologo svizzero Alfred Rittmann. Terminata la guerra, compie una rapida carriera accademica nella Facoltà di ingegneria dell'Università di Napoli, libero docente nel 1948 e in cattedra di geologia applicata nel 1950.
Felice Ippolito è stato il protagonista e uno dei principali fautori delle ricerche nucleari in Italia. Nel 1946 alcuni gruppi industriali privati avevano costituito a Milano il Centro informazioni studi ed esperienze (CISE), diretto dal fisico Giuseppe Bolla, con il compito di valutare le potenzialità dell'uso pacifico dell'energia nucleare. Presentato da Edoardo Amaldi, Ippolito ottiene dal CISE l'incarico per sviluppare tale progetto e, nello stesso tempo, svolge il corso di geologia dell'uranio al Politecnico di Milano. Convinto che, come in Francia, anche in Italia fosse indispensabile l'intervento dello Stato, Ippolito si rivolge a Francesco Giordani, autorevole elettrochimico nella Scuola di ingegneria di Napoli, pregandolo di illustrare il progetto a Pietro Campilli, ministro dell'industria e del commercio. Il contatto fu positivo e portò alla costituzione nel 1952 del Comitato nazionale ricerche nucleari (CNRN): ne facevano parte Giordani (presidente), ruolo poi assunto dall'ing. Basilio Focaccia, i fisici Edoardo Amaldi e Bruno Ferretti, allievi di Enrico Fermi, l'ing. Vittorio De Biasi (Edison) e il giovane Felice Ippolito (segretario), designato dal Ministero dell'Industria e Commercio.
Il CNRN "rappresentò un esempio, insolito e nuovo per l'Italia, di gestione estremamente dinamica dell'attività di ricerca" (Paoloni, 1992): nonostante i rapporti poco chiari con il CNR, i modesti finanziamenti e la rivalità di altri enti del settore, il CNRN di Ippolito realizzò in breve tempo l'elettrosincrotone di Frascati e i centri di ricerca di Ispra (Varese) e della Casaccia (Roma). Con l'aggiornamento delle norme sull'impiego pacifico dell'energia nucleare (1960) il CNRN fu sostituito dal Comitato nazionale per l'energia nucleare (CNEN): la presidenza fu assunta da Emilio Colombo, ministro dell'industria, e Ippolito fu confermato alla segreteria generale, con funzioni esecutive. Il compito del CNEN era diversificare la produzione di energia con la costruzione di centrali elettronucleari a brevetto italiano, a partire da quella del Garigliano: a metà degli anni sessanta, con l'entrata in funzione della centrale di Trino Vercellese e di quella di Latina, voluta da Enrico Mattei, l'Italia era al terzo posto nel mondo per la produzione di energia elettronucleare (Sircana, 2004).
Nel 1963 la stella di Felice Ippolito inizia a spegnersi; durante l'estate Giuseppe Saragat, ministro degli esteri del governo Moro, mette in dubbio la validità economica delle tre centrali nucleari e l'on. Luigi Preti giudica azzardato il piano quinquennale del CNEN. Possibili mandanti della campagna di delegittimazione di Ippolito furono l'industria privata nazionale, estromessa dal settore idroelettrico con la creazione dell'ENEL (1962), quella del petrolio e forse anche il nucleare americano. Il 31 agosto 1963 Ippolito viene sospeso dalla carica di segretario generale del CNEN e, nel 1964, è travolto da una inchiesta giudiziaria per presunte irregolarità amministrative e condannato a undici anni di carcere, poi ridotti a cinque in appello. Dopo oltre due anni di reclusione, nel marzo 1968 Ippolito ottiene la grazia dallo stesso Saragat, divenuto nel frattempo Presidente della Repubblica.
Spinto dalla stima e dal sostegno di molti accademici ed esponenti politici, Ippolito torna in attività, dapprima come direttore di Le Scienze (1968-1995), edizione italiana di Scientific American, benemerita in ambito geologico per la divulgazione della nuova tettonica globale. Il 1° novembre 1970 riprende l'insegnamento come ordinario di geologia all'Università Federico II di Napoli e, poco dopo, torna a interessarsi di energia e ambiente, anche attraverso l'edizione di nuove riviste. Nel 1978 si trasferisce da Napoli all'Università di Roma La Sapienza, sulla cattedra di geologia per Scienze naturali resa vacante dal passaggio del titolare all'Università di Ancona. Sollecitato da dirigenti del Partito comunista italiano, Ippolito è eletto per due legislature al Parlamento europeo (1979-1989); partecipa attivamente alle attività parlamentari e assiste "con amarezza e irritazione al progressivo affermarsi in Europa di orientamenti contrari all'impiego dell'energia nucleare" (Sircana, 2004). Come membro del Comitato energetico nazionale, Ippolito si oppone fortemente al referendum sul nucleare (1987) e alle sue conseguenze politiche, staccandosi per questo dal PCI e aderendo al PRI.
Intensa la sua attività di esperto in comitati e commissioni tecnico-scientifiche: componente del Consiglio superiore delle miniere e del Comitato tecnico idrocarburi e geotermia, Vicepresidente (con presidenza del ministro competente) del Consiglio nazionale della scienza e della tecnica, della Commissione grandi rischi e, con particolare impegno, della Commissione scientifica nazionale per l'Antartide (CSNA).
Ippolito è stato due volte presidente della Società Geologica Italiana: nel biennio 1956-1957 (congresso Catanzaro-Napoli: Appennino meridionale) e nel 1975-76 (congresso Praia a Mare-Palermo: Arco calabro-peloritano, frammento della catena alpina s.s.); ha inoltre promosso il convegno sociale su "Le Argille Scagliose ed i terreni in facies di flysch nell'Appennino" (Roma 1956) e la seduta tematica SGI-IAEG "La geologia nella pianificazione urbana e territoriale" (Bari 1975).
Principali riconoscimenti - Emerito di Geologia all'Università di Roma La Sapienza, Laurea HC in Scienze geologiche all'Università di Genova (1994), Medaglia d'oro dei XL (1996), Cavaliere di Gran Croce al merito della Repubblica (1996), Ordine della Minerva dell'Università Gabriele d'Annunzio in Chieti (1989), dedica alla memoria del Museo Nazionale dell'Antartide, istituito nel 1996 e di cui è stato il primo Presidente.
FONTI E BIBLIOGRAFIA
Bianchi G. (2016) - Cento anni dalla nascita di Felice Ippolito. Scienza e Tecnica, Società It. per il Progresso delle Scienze, anno LXXIX, n. 537, pp. 11-16.
Bonardi G., De Vivo B., Gasparini P. & Vallario A. (1995) - Cinquanta anni di attività didattica e scientifica del Prof. Felice Ippolito. Liguori Editore, Napoli.
Curli B. (2000) - Il progetto nucleare italiano (1952-1964). Conversazioni con Felice Ippolito. Soveria Mannelli, Rubettino, 295 pp.
Dal Piaz G.V. (2018) - Felice Ippolito, il Comitato Nazionale per le Ricerche Nucleari e la ricerca di minerali radioattivi nel basamento cristallino delle Alpi. Rend. Online Soc. Geol. It., 44, 30-36.
Paoloni G. (1992) - Energia, ambiente, innovazione: dal CNRN all'ENEA. Roma-Bari, Laterza, pp. 455.
Paoloni G. (1999) - Il caso Ippolito. Sapere, 65, 32-43.
Paoloni G. (2005) - Ippolito e il nucleare italiano. Le Scienze, 440, 72-83.
Sircana G. (2004) - Ippolito Felice. Treccani, Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 62.
Silvestri M. (1968) - Il costo della menzogna. Italia nucleare 1945-1968. Einaudi, Torino.