Il rischio Vesuvio, storia e geodiversità di un vulcano

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Società Geologica Italiana

Autore: Antonio Nazzaro
Pagine: 170
Editore: Guida Editori
Edizione: 2009 

Si tratta di un testo ospitato in una collana diretta dal noto storico Giuseppe Galasso presso l'editore Guida. In esso la storia delle eruzioni vesuviane è sviluppata in modo sintetico evitando una elencazione da calendario, e raggruppando invece le numerosissime eruzioni comprese tra il 1631 e il 1944 in base ai fenomeni prevalenti ed ai versanti del vulcano invasi di volta in volta dai prodotti eruttivi.

Sulla base di ricerche condotte dall'Autore or sono vari decenni, viene data particolare enfasi all'eruzione del 1631 producendo inediti elementi riguardanti il numero delle vittime, i suoi fenomeni precursori a lungo termine (deformazioni e terremoti oltre un decennio prima) e discutendo infine del conseguente catastrofico collasso strutturale del cono centrale (Gran Cono) per oltre 450 metri.

Per quanto riguarda il rischio vulcanico, viene discusso in una prospettiva storica, evidenziando gli elementi di discontinuità e di continuità che caratterizzano la relazione uomo-vulcano. Nelle complesse connotazioni di tale rapporto vengono perciò individuati i fattori che definiscono la percezione del rischio vulcanico nel tempo, con particolare risalto al contesto socio-culturale moderno che concorre alla sua definizione ed al ruolo dei media in proposito. Sono poi ricordati sia i provvedimenti a difesa dalle eruzioni che le provvidenze un tempo attuate a favore dei danneggiati.

Il lavoro tratta ancora della storia delle osservazioni e della sorveglianza vulcanica, dei suoi limiti e delle problematiche della previsione a lungo e breve termine, ricordando anche la possibilità dei falsi allarmi (sindrome del grido al lupo) e il drammatico caso delle crisi bradisismiche di Pozzuoli del 1970 e del 1982-84.

Viene discusso come il rischio oggi non rappresenti più, come un tempo, la necessaria contropartita per la sopravvivenza. Esso invece si è trasformato in un'emergenza che si aggiunge a tutte le altre che oggi avvolgono la società in una sorta di camicia di Nesso di cui ci si cerca affannosamente di disfare, in un circolo vizioso, attraverso la stessa cultura dell' emergenza, causa e insieme effetto della corsa insensata con cui vengono impegnate energie e risorse per riparare da una parte ciò che si distrugge dall'altra, in un beffardo carosello senza prospettive. Prevale perciò la tendenza di affidarsi alla tecnologia di un monitoraggio sempre più complesso, quasi come inconsapevole alibi per rimuovere le implicazioni etiche delle responsabilità umane, e trascurando quindi l'approccio interdisciplinare della prevenzione, senza la quale l'osservazione dei sofisticati sistemi di sorveglianza del vulcano equivarrebbe alla lettura dell'altimetro di un aereo che precipita.

A questo proposito si indica una soluzione basata su un sorta di osmosi geografica su scala regionale, in cui abbia un ruolo essenziale un moderno sistema di trasporti su ferro e lo sviluppo delle economie delle zone interne della Campania senza stravolgere i caratteri identitari del territorio e delle culture locali.

Antonio Nazzaro, 6 gennaio 2013

Antonio Nazzaro è stato ricercatore dell'Osservatorio Vesuviano (oggi sezione dell'I.N.G.V.). Ha anche pubblicato, tra l'altro, Il Vesuvio, storia eruttiva e teorie vulcanologiche (Liguori, Napoli, 1997, 2001).

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