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Società Geologica Italiana

Il Palazzo già sede del Museo Geologico Nazionale, voluto da Quintino Sella alla fine dell'800, fu appositamente costruito per ospitare il Regio Ufficio Geologico ed il relativo Museo Agrario-Geologico. Realizzato su progetto dell'Ing. Raffaele Canevari, tra i primi esempi di stile liberty nell'edilizia pubblica, presentava sale espositive con pilastri in ghisa ideate per accogliere le collezioni museali contenute in urne, vetrine, scaffalature appositamente costruite. Uno splendido ballatoio sormontava un vasto salone di consultazione. Tali peculiarità architettoniche determinarono, nel 1991, l'apposizione del vincolo architettonico all'edificio e del vincolo agli arredi originari della biblioteca. L'inaugurazione avvenuta nel 1885 alla presenza del Re Umberto I, costituì un evento di risonanza nazionale a cui intervennero i maggiori esponenti della cultura e della politica del tempo. Il Palazzo, sede del Servizio Geologico d'Italia - organo deputato alla realizzazione della Carta Geologica d'Italia - conservava ed esponeva nel Museo i campioni di roccia provenienti dalle campagne di rilevamento e di studio del territorio. Lo storico Museo, annoverato unitamente a quelli di San Pietroburgo, Berlino, Parigi e Londra, tra i più importanti d'Europa, partecipò con le sue più prestigiose collezioni, tra fine '800 e primi decenni del '900, alle Esposizioni Universali dando lustro all' Italia. Nel 1995, si decise la ristrutturazione e la valorizzazione del Palazzo con l'intento di riportarlo alla funzione originaria di Polo museale nazionale delle Scienze della Terra. Vista l'importanza dell'intervento, il progetto fu affidato a un famoso studio di architettura, lo Studio Valle. L'edificio fu così vuotato per consentirne il restauro ma, nonostante lo stanziamento di fondi in ben due finanziarie e l'impegno economico già sostenuto per le spese progettuali, fu cartolarizzato nel 2003 e alienato nel 2005. I sondaggi eseguiti per la ristrutturazione, hanno messo in luce l'esistenza di vestigia templari del VI secolo A. C. che, hanno comportato nel 2004, l'apposizione del vincolo archeologico: inoltre l'eccezionalità del ritrovamento ha suggerito alla Soprintendenza Archeologica il progetto di un'area museale dedicata che verrà realizzata nella parte basale dell'edificio stesso. Oggi il Palazzo Canevari, dopo aver subito vari cambi di destinazione d'uso e vari passaggi, è di proprietà della Cassa Depositi e Prestiti che potrebbe restituirlo alla cittadinanza, riportandolo alla sua originaria destinazione scientifica e museale. Si verrebbe così a sanare la grave ferita culturale più volte denunciata nel corso degli anni da autorevoli istituzioni nazionali ed internazionali (tra le quali UNESCO, Accademia dei Lincei, Società Geologica Italiana, Italia Nostra, FAI), da Amministrazioni dello Stato, da rappresentanti della Politica, della Scienza e della Società civile; anche importanti testate giornalistiche e televisive, hanno più volte denunciato la deplorevole situazione sottolineando come il ricongiungimento del Palazzo Canevari alle Collezioni geologiche, oltre a ripristinare l'inscindibile unicum culturale originario, permetterebbe il recupero delle rare e preziose (oltre 150.000 reperti e campioni con Raccolte uniche di marmi antichi e moderni, minerali da tutte le miniere del Regno e oltre 240 fossili "Tipo") collezioni che giacciono da più di 20 anni imballate e immagazzinate in attesa di una sede idonea. Il ripristino dello storico Museo doterebbe di nuovo Roma capitale, al pari delle altre grandi capitali europee, di un Museo di Scienze della Terra e del Territorio Italia che potrebbe costituire la base per la realizzazione di un Polo di informazione/formazione ambientale finalizzato alla cultura e allo sviluppo del territorio, all'educazione ambientale ed alla prevenzione dei rischi.

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