Ricordo Piero Angela

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Società Geologica Italiana

Aprile 1998, giornata luminosa all'Università di Chieti. Stiamo attendendo l'arrivo del Ministro dell'Ambiente che ha avuto un'emergenza ed è in forte ritardo. Dovrei partecipare ad una tavola rotonda sull'importanza della cartografia geologica in un Paese, il nostro, dove terremoti di magnitudo anche modeste distruggono case e mietono vittime per gli effetti di sito che sono espressione della geologia locale quasi sempre ignorata; su questo territorio, inoltre, il dissesto geo-idrologico è in costante peggioramento, insieme alla distruzione di suolo. Una conoscenza ufficiale della geologia attraverso la cartografia geologica può aiutare a costruire meglio e in luoghi più sicuri. Quasi tutti i partecipanti sono "geologi di campagna", quelli che le carte le fanno camminando su e giù per le montagne, riconoscendo le "formazioni" e definendo le strutture tettoniche e il loro grado di pericolosità. Il mio obiettivo è convincere che la conoscenza geologica, fondamentale, non può escludere un'altra parte del territorio: i fondali sottomarini – il lato oscuro della luna – ai quali non abbiamo accesso diretto e che studiamo con i metodi della prospezione geofisica, integrata da campionature del sottofondo attraverso pozzi o carotaggi. Occorre sviluppare questa conoscenza e produrre una cartografia geologica dei fondali sottomarini del tutto analoga a quella delle aree emerse. Sono appassionato del mio lavoro e pronto a difendere l'idea di una cartografia geologica marina fin nei minimi dettagli, se solo se ne presenta l'occasione.
Il ministro tarda, si capisce che la tavola rotonda dovrà essere compressa. Io sono un outsider per età e per tematica, capisco che lo spazio per me si riduce di minuto in minuto. Ad un certo punto mi avvicina Piero Angela, che era stato invitato a condurre l'evento e stimolare il dibattito. Mi avvicina con molta cortesia e in modo asciutto spiega che devono far saltare alcuni degli interventi e tra questi il mio, ma si offre di riassumerne il contenuto in apertura di conferenza. Capisco la situazione e accetto, riponendo il mio pacchetto di lucidi – il supporto alle presentazioni scientifiche dopo l'obsolescenza delle diapositive e prima dell'avvento del Power Point. Angela mi chiede di riassumere per lui quello che intendevo dire, mi segue attento e mi argina con cortesia quando mi allargo in particolari non necessari. Non prende appunti, tiene tutto a mente. Alla fine arriva il Ministro e quando la mini-tavola rotonda viene avviata, Angela sostiene con estrema efficacia l'importanza di estendere la cartografia geologica, che è conoscenza ufficiale del territorio nazionale utile a tutti, anche alla parte sottomarina da dove provengono potenziali minacce (frane sottomarine, movimenti di faglia, eruzioni vulcaniche o collassi degli apparati, emanazione di fluidi) ma anche risorse, non inesauribili ma strategiche, come i noduli polimetallici, le concrezioni a solfuri e gli idrocarburi; Angela riporta anche il tema, importante ma non facile, di quali siano le scale di rappresentazione cartografica più adeguate nel caso della carta geologica dei mari. Ricordo con gratitudine i suoi modi e l'efficacia del suo intervento che, molto meglio di come avrei potuto fare io da tecnico, ha convinto la platea del fatto che la geologia di un Paese non si ferma alla linea di costa. Da allora sono stati mappati l'Adriatico e il Tirreno e sono state realizzate le carte geologiche di numerosissimi Fogli costieri.

Fabio Trincardi (Direttore del Dipartimento di Scienze del sistema Terra e tecnologie per l'ambiente del CNR)
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