Editors: Rienk Vermij
ISBN: 978-0-367-49218-2
Editore: Routledge, London and New York
Anno di pubblicazione: 2020
Pagine: 256
Questo volume rappresenta il primo studio completo sul concetto di terremoto prima del grande evento sismico di Lisbona del 1755, che ha rappresentato un punto di svolta culturale rispetto alla concezione della sismologia.
Partendo dall'analisi dell'esperienza traumatica vissuta dalle persone, in termini di panico e paura, ma anche di pietà e curiosità per il fenomeno, il volume approfondisce l'evoluzione dell'approccio conoscitivo del fenomeno sismico.
Vermij compie una analisi dettagliata dei testi degli autori classici delle regioni maggiormente interessate dal fenomeno: Grecia, Italia e Asia Minore. Impossibile da ignorare, il fenomeno colpisce questi autori e la loro esperienza entra a far parte della cultura del continente europeo.
Interessante l'analisi delle tradizioni religiose legate all'evento sismico, facendolo entrare nel dominio del fenomeno straordinario e, per questo, soprannaturale. Segno divino secondo la religione cristiana, nella cultura dell'Europa occidentale viene legato agli scritti sacri, la Bibbia in primo luogo, nella quale si ribadisce il legame tra la divinità e l'evento.
Nel libro viene poi analizzata anche la cultura filosofica greca, che per prima assegna al terremoto un origine naturale rigettando la spiegazione mitologica. La concezione aristotelica sull'origine dei terremoti diviene quindi quella dominante nei secoli a venire e sarà oggetto di studi in tutte le accademie fin dalle loro origini. Nella concezione di Aristotele, anche la fenomenologia vulcanica viene associata a quella sismica e giunge fino al Medioevo e a Giorgio Agricola.
Il volume compie poi un'analisi approfondita sulla documentazione disponibile, legata sia alla tradizione orale che scritta. Vermij analizza pamphlet di corrispondenza e una serie di documenti della fine del 1500 relativi al terremoto di Ferrara del 1570, di Yvorne in Svizzera del 1584, della Calabria del 1638 e molti altri.
Nel passaggio dalla filosofia morale alle concezioni fisiche del fuoco sotterraneo, il volume analizza il pensiero da Seneca a Beroaldo fino alla nascita di nuove ipotesi legate all'evoluzione del pensiero scientifico in merito al funzionamento della Natura. I due principali fattori che influenzarono profondamente le nuove idee sui terremoti furono l'interesse per l'origine delle sorgenti e, curiosamente, la scoperta della polvere da sparo, la cui esplosione venne confrontata da De Dondi con quella delle eruzioni vulcaniche. Viene poi analizzato il contributo dei molti scienziati, primo fra tutti Georg Agricola, che vedevano nei fuochi sotterranei l'origine delle forze endogene del pianeta.
L'analisi delle fonti prodotte nel XVI secolo mette in luce un periodo di profonda crisi legata ad accadimenti storici e naturali che segnarono profondamente l'umanità di quel periodo: le controversie religiose, la paura dell'invasione ottomana e altri eventi trasmisero un clima da prossima fine del mondo. Ma fu proprio in Italia che, in quel periodo, si svilupparono teorie che non attribuivano ai terremoti significati profetici, contrariamente alle posizione prese da Martin Lutero che criticava aspramente la filosofia aristotelica. Nonostante le previsioni di un immane diluvio che, puntualmente, non si verificò, il 1500 fu caratterizzato da molti segni naturali. Il passaggio della cometa di Halley nel 1531, studiata da molti scienziati, segnò un punto di svolta nell'interpretazione dei fenomeni come prodigi della natura; questo diede avvio a una profonda discussione anche in seno alla Chiesa cattolica, aprendo il dibattito anche verso le concezioni sismologiche. La riforma religiosa, che aveva come programma quello di creare una società timorosa di Dio, e la relativa controriforma, che aveva grosso modo gli stessi obiettivi, condizionarono la scienza verso l'interpretazione dei segni naturali come manifestazione di Dio, facendo nascere la Scienza dei Segni. Tra il XVI e il XVII secolo, però, un nuovo approccio accademico ai fenomeni astronomici riapre la discussione anche sui diversi fenomeni naturali e sui terremoti, soprattutto nell'ambito culturale protestante.
Il libro prosegue con l'analisi del rapporto tra fenomeni naturali e eventi miracolosi nell'ambito religioso cattolico sviluppato soprattutto in ambito gesuitico nel XVII secolo. È sempre l'astronomia che governa la discussione ma spesso, nei diversi trattati, trova spazio l'analisi dei fenomeni sismici e tra le cause scatenanti compare, oltre che la classica esalazione di gas di concezione aristotelica, anche l'effetto dei fuochi sotterranei e dei venti, nei quali si individua una chiara impronta di Agricola.
Il verificarsi di numerosi eventi sismici in Europa sul finire del XVI secolo rimette in moto la discussione sulla loro origine. In Italia, questa discussione si sviluppa anche in ambito vernacolare, portata avanti da scrittori che, fuori dagli schemi teologici, dedicano attenzione addirittura all'età della Terra, giungendo a conclusioni che non rispettavano le tesi bibliche.
Il terremoto di Ferrara del 1570, avvenuto sotto il potente Casato Estense, oltre che causare gravi danni alla città, produsse un grande scambio epistolare nel quale vengono descritti in dettaglio le modalità dell'evento, i danni causati ma anche le possibili cause, facendo riemergere la tesi della volontà divina. Oltre a questa fitta corrispondenza, in quel periodo vennero prodotti anche molti sonetti e trattati in vernacolo, tutti analizzati da Rienk Vermij.
L'evento di Ferrara fu seguito da quello di Dover del 1580, e questo diede modo agli autori inglesi e francesi di riportare gli accadimenti ed esprimere la loro opinione, evidenziando la profonda influenza religiosa sia in Francia che in Inghilterra ma, nello stesso tempo, fornendo qualche spunto di tipo scientifico, che si riallaccia però alle classiche ipotesi aristoteliche.
Il mondo germanico venne stimolato in questa discussione dal terremoto di Vienna del 1580; in un suo sermone, il Vescovo di Vienna afferma che la paura suscitata nei fedeli dal terremoto rappresenta essa stessa una punizione divina, una sorta di morte dell'anima che anticipa quella del corpo. I resoconti redatti dopo quell'evento, tuttavia, costituiscono una fonte documentale di estrema importanza per la ricostruzione dell'intensità e della distribuzione di quell'evento.
È interessante notare come nell'Europa protestante furono i sermoni letti durante le cerimonie religiose i documenti che esprimevano le idee e le concezioni dei teologi dell'epoca, che spesso venivano seguiti da lettere indirizzate dai vescovi ai fedeli delle diocesi. In opposto, nel mondo cattolico, i momenti di condivisione del pensiero legato ai fenomeni naturali era rappresentato dalle cerimonie pubbliche e dalle processioni, che spesso venivano organizzate proprio a protezione della popolazione dagli stessi fenomeni.
Vermij non trascura l'analisi dei filosofi non confessionali o non dogmatici, riportando le opinioni di numerosi autori che, nel XVI e XVII secolo fornivano ipotesi di natura spirituale così come non dimentica di analizzare le ipotesi naturalistiche diffuse nella cultura popolare.
Il XVIII secolo si apre però con una profonda critica alle ipotesi confessionali, frutto di una nuova visione della natura e dei suoi fenomeni negli ambiti accademici e culturali, derivata anche dalle recenti e importanti scoperte scientifiche. Oltre a questo, anche la maggior facilità nella circolazione e nella diffusione delle informazioni attraverso la stampa periodica si traduceva nell'avvio di una analisi più completa e diffusa dei fenomeni naturali e, quindi, dei terremoti.
Il volume di Vermij prosegue con l'analisi degli autori che, seguendo le universali e immutabili "leggi della Natura" studiavano e tentavano di descrivere, seguendo con un approccio empirico, i fenomeni sismici, vulcanici e idrogeologici arrivando a ipotizzare la struttura interna del pianeta. Ovviamente ciò comportò, di rimando, una nuova, aperta riproposta degli stessi temi in ambito confessionale, facendo nascere un'aspra diatriba.
Il volume conclude la sua analisi prima dell'evento sismico di Lisbona del 1755, che segnò un punto di svolta nell'approccio scientifico al fenomeno sismico e che mise in discussione l'approccio confessionale ai fenomeni naturali, suscitando profonde riflessioni sulla natura di Dio e sulle sue punizioni.
Seguendo uno sviluppo cronologico, questo volume rappresenta un importante sintesi delle opinioni e delle teorie scientifiche che sono maturate nel corso dei secoli nell'ambito culturale europeo, mostrando come dai filosofi antichi e medioevali, che fornivano ipotesi razionali per l'origine dei terremoti, si sia passati a spiegazioni soprannaturali e confessionali, deviando la scienza verso le necessità sociali, politiche e religiose.
L'analisi compiuta da Rienk Vermij testimonia lo sviluppo culturale e di conoscenza nell'Europa moderna e rappresenta una fonte fondamentale per gli studiosi di storia della geologia e della scienza.
Marco Pantaloni
Link alla pagina dell'editore: https://www.routledge.com/Thinking-on-Earthquakes-in-Early-Modern-Europe-Firm-Beliefs-on-Shaky-Ground/Vermij/p/book/9780367492182