Si parla di "materie prime critiche per un futuro verde" nella seconda giornata del convegno che vede coinvolti a Torino 1100 scienziati provenienti da Università e Enti di ricerca italiani e stranieri per riflettere sul ruolo delle Geoscienze in una realtà maggiormente sostenibile della Società e del Pianeta
dal 19 al 21 settembre 2022
Complesso didattico di Torino Esposizioni
TORINO. "La ricerca di fonti energetiche alternative all'uso dei combustibili fossili sta diventando sempre di più una priorità, proprio considerando le difficoltà di reperimento e i costi attuali: è chiaro che nel breve periodo i combustibili fossili non possano essere sostituiti totalmente, ma è necessario impostare fin da ora un piano di sviluppo energetico, che si avvalga di alternative, magari al momento più costose, ma che in futuro potranno essere sicuramente più economiche e anche rispondenti alla necessità di decarbonizzazione". Lo dichiarano Francesco Princivalle, presidente della Società Italiana di Mineralogia e Petrologia e Sandro Conticelli della Società Geologica Italiana nella seconda giornata di "Geosciences for a sustainable future", congresso che ha visto oltre 1100 scienziati, riunirsi "per un futuro sostenibile", da ieri (lunedì 19 settembre) e fino a domani (mercoledì 21 settembre) nel complesso didattico di Torino Esposizioni.
Iniziato lunedì, con il ricordo delle vittime e le popolazioni colpite dall'alluvione nelle Marche, facendo precedere prima di ciascuna sessione un minuto di silenzio, il primo congresso nazionale in presenza dall'inizio della pandemia, che si sta rilevando tra i più partecipati in Italia, è organizzato dalla Società Geologica Italiana (SGI) e dalla Società Italiana di Mineralogia e Petrologia (SIMP). "Penso, ad esempio, all'idrogeno verde - continuano a spiegare i presidenti delle due società - come anche all'energia solare ed eolica, che vanno ulteriormente sviluppate. In questo senso gioca un ruolo molto importante la ricerca di base, che può portare ad un ulteriore sviluppo di queste tecnologie. La geologia ha un ruolo fondamentale, sia per quanto riguarda la ricerca di "reservoir" per lo stoccaggio di idrogeno, come anche la ricerca di nuovi materiali più performanti per le celle solari".
Proprio oggi (martedì 19 settembre) si è svolta la conferenza plenaria, "Materie prime critiche per un futuro verde", con il professor Richard Herrington (Natural History Museum London), dove si è discusso di come le tecnologie e infrastrutture pulite per il nostro futuro a basse emissioni di carbonio comportino un'intensa richiesta di minerali. "L'ambizione resta quella di riciclare e riutilizzare quanto più possibile - ha scritto il professor Herrington - tuttavia, le nuove risorse estratte, saranno necessarie almeno fino al 2050 per abilitare le tecnologie e le infrastrutture verdi, nonostante i massicci miglioramenti nel riutilizzo e nel riciclaggio dei prodotti e dei rifiuti esistenti alla fine dell'uso".
Le tendenze di crescita suggeriscono che l'estrazione mineraria svolgerà ancora un ruolo dopo il 2050, poiché la domanda di metalli aumenterà man mano che il mondo in via di sviluppo si muove verso l'utilizzo pro capite di materiali paragonabili al mondo sviluppato. Esistono risorse geologiche sufficienti per fornire i metalli necessari, ma dobbiamo bilanciare attentamente la necessità di nuove ricerche minerarie con l'esigenza di affrontare le questioni di governance ambientale e sociale e di raggiungere obiettivi di sviluppo sostenibile, assicurando che i risultati siano benefici sia per le persone che per il pianeta. In passato, i veri valori degli impatti sociali e della perdita di biodiversità, come evidenziato di recente al vertice della COP26, non sono stati inclusi nelle valutazioni dei progetti minerari.
In particolare per quanto riguarda la biodiversità, è necessario un nuovo approccio alla progettazione e valutazione dei progetti minerari che abbraccino i principi delineati nel recente rapporto Dasgupta. "Dobbiamo garantire in modo accurato creativo e sistematico - scrive ancora Herrington - una gamma diversificata di fonti accettabili per i metalli di cui abbiamo bisogno per un'economia verde. Nuove frontiere per l'approvvigionamento dovrebbero includere nuove risorse minerarie, compresi i rifiuti minerari trascurati e nuovi giacimenti non convenzionali. È necessario esplorare nuove tecnologie di elaborazione che implicano metodologie meno invasive, a basso consumo energetico e più pulite e lo sviluppo di tali metodologie trarrà vantaggio dall'utilizzo di soluzioni basate sulla natura come il bioprocesso, sia per il recupero dei minerali, che per lo sviluppo di paesaggi sostenibili dopo l'estrazione".
Parte della nuova ambizione sarebbe quella di cercare opportunità per aree minerarie meglio regolamentate nel nostro cortile, pensando in particolare ai vecchi distretti minerari d'Europa, piuttosto che fare affidamento su fonti con catene di approvvigionamento potenzialmente e in realtà meno controllabili, fragili e problematiche. Nel corso della conferenza plenaria si è anche discusso del dibattito sul potenziale minerario del nostro oceano profondo, come alternativa alle fonti terrestri. Sulla base di un'analisi così ampia, si possono, quindi, fare scelte sociali equilibrate sull'approvvigionamento di metalli e minerali dalle diverse fonti che saranno in grado di fornire il "Grande ripristino" economico proposto che fornirà un buon affare sia per le persone che per il pianeta.
Désirée Klain/Addetto stampa Società Geologica Italiana
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