Carissimi Soci SGI,
Carissimi Soci Società Associate,
ci ha lasciati nel giorno del suo 103mo compleanno il Prof. James Lovelock, il padre dell'ipotesi "Gaia", secondo la quale il pianeta terra è un organismo vivente all'interno del quale tutti gli elementi interagiscono per il mantenimento delle condizioni che consentono la vita stessa (Gaia: a new look at life on earth, 1979).
Con il link sottostante il ricordo del Prof. James Lovelock, andato in onda ieri sul Tg2 e realizzato dalla giornalista Giulia Apollonio:
https://twitter.com/tg2rai/status/1552622127618170880?s=24&t=sXO9R2q3xxo1lr7eb-gGhg
Cordiali saluti,
La Segreteria
Lovelock, Gaia e le Margherite
a cura di Fabio Trincardi (direttore del Dipartimento di scienze del sistema Terra e tecnologie per l'ambiente del Cnr)
Nel giorno esatto del suo centotreesimo compleanno, è morto James Lovelock, grande scienziato, inventore, cercatore della vita nello spazio. L'ipotesi Gaia, proposta da lui e Lynn Margulis negli anni '70, mette in luce come gli organismi viventi e la componente inorganica dell'ambiente formino un "sistema" sinergico, in grado di autoregolarsi attraverso una serie di catene di retroazione, positive o negative, e meccanismi omeostatici. La Terra non è un pianeta che ospita la vita ma un pianeta vivente tout court. La vita ha la capacità di mantenere costanti, o di lasciar oscillare entro un intervallo discreto, tutti i principali parametri che consento la vita stessa: temperatura media, cicli biogeochimici, concentrazione di ossigeno in atmosfera ecc.
Il modellino iniziale era Daisy world, un mondo dove la componente biotica è ridotta alla presenza di margherite attraverso le quali riesce a tenere costante la temperatura del pianeta pur in presenza di un progressivo aumento di radiazione solare nel tempo. Come? Quando la radiazione solare è insufficiente, le margherite nere si distribuiscono all'equatore e se necessario si espandono a tutte le latitudini per catturare più calore; man mano che la temperatura del sole aumenta e la terra diventa più calda, le margherite mutano diventando bianche per riflettere l'energia termica nello spazio; se la radiazione solare aumenta ulteriormente le margherite bianche si estendono a tutte le latitudini aumentando ancora la superficie riflettente.
Le prime versioni dell'ipotesi, poi divenuta vera e propria "teoria di Gaia", avevano una formulazione piuttosto teleonomica, finalistica. Ad esempio, si metteva in luce come le alghe producono solfuro dimetile che, evaporando in atmosfera, fa da nucleo per la formazione di nubi che a loro volta portano pioggia sul continente che poi dilava i suoli portando nutrienti in mare e facendo prosperare le alghe, rinforzando la retroazione; a tratti, nel testo, sembra che si pensi ad un'azione che le alghe facciano di proposito. Per questo la sua ipotesi era stata inizialmente attaccata e addirittura ridicolizzata come "new age"; oggi invece l'attenzione alle interazioni che la teoria di Gaia ci ha fatto capire costituisce l'ossatura della Earth System Science e dello studio del cambiamento climatico in atto; moltissimi degli studiosi in questo campo sono stati direttamente allievi di James Lovelock o sono stati influenzati dalle sue idee rivoluzionarie.
A noi geologi la teoria di Gaia offre la grande possibilità di contribuire alla visione integrata del funzionamento del "sistema Terra" dove la Geologia non studia solo un substrato, una sorta di contenitore, su cui si sviluppa la vita (che lascia al record stratigrafico i propri fossili), ma tutte le interazioni tra questo e la vita stessa attraverso flussi quantificabili e interazioni. La teoria di Gaia mette inoltre al centro il tema della biodiversità, oggi caratterizzata da inarrestabile depauperamento, riconoscendo l'interdipendenza di biotico e abiotico negli ecosistemi, mettendo in relazione la diversità biologica e la stabilità degli ecosistemi, rivedendo e ampliando il concetto di nicchia ecologica. La teoria di Gaia offre un forte contributo concettuale anche nello studio del riscaldamento globale di origine antropica: si parla di amplificazioni, di punti di ribaltamento, cioè di soglie il cui superamento è irreversibile, secondo un impianto culturale che deriva direttamente da questa formidabile teoria. Per questo, in una delle sue ultime interviste, James Lovelock parlava, a oltre cento anni di età, di come fosse impossibile per lui "fare il pensionato" e di come fosse partecipe dei rischi che il riscaldamento globale porta con se e dell'impatto che avranno sull'uomo stesso attraverso ondate di calore che diventeranno la norma, livello dei mari che inesorabilmente si alzerà a tassi sempre più rapidi, fusione del permafrost e immissione rapida di altri gas climalteranti in atmosfera, fusione dei ghiacci e perdita della capacità di albedo del pianeta, siccità e conseguenti migrazioni di massa di proporzioni inaudite e delle quali anche "noi" potremmo entrare a far parte.
Il CNR ha recentemente acquisito una grande nave oceanografica, presto a disposizione della comunità scientifica nazionale attraverso un sistema a call, e l'ha chiamata Gaia Blu proprio in onore della teoria con la quale James Lovelock ci ha esortato a passare da una visione della Terra meccanicistica ad una sistemica.