Cari colleghi,
vi invitiamo a sottomettere un riassunto al quarto Convegno dei Geologi Marini Italiani, che si terrà in modalità telematica il 25 e 26 febbraio 2021. Anche quest'anno il convegno si svolgerà sotto l'egida della Società Geologica Italiana, del CNR, dell'INGV, dell'OGS e del Conisma (ma siamo in attesa anche di ISPRA ed IIM), nell'intento di riunire tutti i ricercatori attivi nel campo delle geoscienze marine, in un momento di discussione che vuole rimanere informale ed aperto a tutti.
Come già scritto nella prima lettera di invito, le limitazioni legate dall'emergenza Covid ci hanno imposto un doloroso (e temporaneo) abbandono della nostra formula originale, basata sui poster digitali e la trasformazione del convegno in una due giorni di mini-workshop tematici.
Sulla base delle proposte ricevute, abbiano definito 11 mini-workshop tematici ed una sessione a tema libero, ai quali vi invitiamo a sottomettere i vostri riassunti.
Le ricerche presentate non necessariamente dovranno avere carattere di originalità ma devono essere la base per un'approfondita discussione tra specialisti, al fine di avere: 1) uno scopo scientifico (far crescere la comprensione dei processi attraverso la comparazione di casi di studio); 2) uno scopo didattico (stimolare, specie nei giovani ricercatori, assegnisti e dottorandi il senso critico attraverso la definizione di modelli interpretativi originali e la messa in discussione di modelli esistenti); 3) uno scopo organizzativo (stimolare collaborazioni tra gruppi, finalizzate alla preparazione di progetti o di volumi special su riviste scientifiche indicizzate).
Le presentazioni che non rientrano per argomento nei mini-workshop tematici, saranno raggruppate in una sessione a tema aperto.
I mini-workshop tematici del 4° CGMI sono i seguenti (troverete la descrizione a fondo testo):
Workshop 1 Banche dati e infrastrutture verso la Next Generation (EU). Potenzialità, Opportunità o Illusione? Moderano: Maria Filomena Loreto, M. Cocco, V. Romano, P. Diviacco, A. Fiorentino, F. Foglini, M. Rovere, M. De Marte.
Workshop 2 Frane sottomarine osservate in affioramento e in dati geofisici. Moderano: Fabiano Gamberi, Daniele Casalbore, Kei Ogata, Gian Andrea Pini.
Workshop 3 Indicatori di minimo eustatico. Moderano: Francesco L. Chiocci, Paolo Stocchi, Fabrizio Pepe.
Workshop 4 Canyon sottomarini e hazard costiero: indicatori di attività, valutazione della pericolosità e nuove tecnologie per identificarli e monitorarli. Moderano: Silvia Ceramicola, Daniele Casalbore, Claudio Lo Iacono, Marilena Calarco, Giuseppe Di Grigoli.
Workshop 5 Geoarcheologia marina e costiera. Moderano: Maria Rosaria Senatore, Pietro P. Aucelli, Paolo Orrù, Rita Melis.
Workshop 6 L'influenza della tettonica sull'architettura dei margini continentali. Moderano: Mauro Agate, Salvatore Passaro, Danilo Morelli, Martina Busetti.
Workshop 7 Geochimica dei sedimenti: strumento per la definizione dei processi naturali e antropici in aree marine. Moderano: Daniele Cassin, Stefano Covelli, Fabrizio Frontalini, Leonardo Langone, Marco Marcelli, Elena Romano, Federico Spagnoli.
Workshop 8 Stratigrafia integrata di successioni marine quaternarie. Moderano: Fabrizio Lirer, Donatella D. Insinga, Sergio Bonomo, Antonio Cascella.
Workshop 9 Crisi di salinità Messiniana: stato di avanzamento. Moderano: Angelo Camerlenghi, Massimo Zecchin, Rosanna Maniscalco, Adele Bertini, Alina Polonia.
Workshop 10 Bioindicatori in ambienti marini estremi. Moderano: Letizia di Bella, Elena Romano, Luisa Bergamin, Ilaria Mazzini.
Workshop 11 Faglie attive in ambiente marino: criteri per la costituzione di un database georiferito. Moderano: Pierfrancesco Burrato, Luigi Ferranti, Carmelo Monaco, Fabrizio Pepe, Marco Sacchi.
Workshop 12 Tema libero Moderano: Roberta Ivaldi, Francesca Budillon, Francesco L. Chiocci
I mini-workshop saranno organizzati in 2 o 3 stanze virtuali parallele, con 15-20' a presentazione (verrà deciso dagli organizzatori in base al numero di riassunti ricevuti) ed uno spazio per la discussione circa equivalente a quello delle presentazioni.
Vi invitiamo quindi ad inviare il riassunto (in italiano) entro il 6 febbraio, secondo il layout in calce a questa lettera, all'indirizzo quartariunione.geologimarini@cnr.it , indicando la sessione prescelta. Il 15 febbraio vi invieremo il programma definitivo e le indicazioni per il collegamento alle stanze virtuali del convegno.
Cordiali saluti
Il Comitato organizzatore
Francesco L. Chiocci,
Francesca Budillon
Silvia Ceramicola,
Fabiano Gamberi,
Maria Filomena Loreto,
Maria Rosaria Senatore,
Federico Spagnoli,
Attilio Sulli.
Istruzioni per la sottomissione di abstract
(per la rivista Abstract Book della Società geologica Italiana)
Titolo
Autori
Times New Roman, 11 pt, normale, centrato, cognome ed iniziale nome (es.: Rossi, G.). In caso di più autori, essi devono essere separati da una virgola e contraddistinti da un numero per l'individuazione della struttura di appartenenza.
Ente di appartenenza
Times New Roman, 10 pt, normale, centrato; al termine, si può riportare l'indirizzo email del solo autore di riferimento (correspondingauthor).
Parole chiave
Times New Roman, 10 pt, normale, allineate a sinistra; fino ad un massimo di cinque.
Testo
Times New Roman, 11 pt, normale, giustificato, rientro paragrafo 0,5 cm.
Il testo deve avere una lunghezza massima di 3000 caratteri, spazi inclusi, comprendenti anche gli eventuali riferimenti bibliografici. I riassunti devono essere composti di solo testo, senza figure né tabelle. Nell'ambito del testo non possono essere inserite note a piè di pagina. Le citazioni bibliografiche devono essere inserite nel testo fra parentesi tonde, nel seguente modo: cognome dell'autore, virgola, anno di edizione. Più lavori citati in serie devono essere inseriti in ordine cronologico e separati da punto e virgola (es.: Ramsay, 1987; Ramsay& Huber; 1990; Ramsay et al., 2000).
Le formule matematiche possono essere inserite anche come file immagine (formato .jpg).
Riferimenti bibliografici
La lista della letteratura citata deve essere in ordine alfabetico e deve includere tutti, e solo, i riferimenti bibliografici menzionati nel testo. Possono essere fatti riferimenti a lavori accettati ed effettivamente in corso di stampa su riviste , delle quali sia menzionato il nome ed il volume, ed a tesi di dottorato e di laurea. Non sono ammesse citazioni di lavori in corso di preparazione od in fase di approvazione per la stampa.
Le diverse referenze bibliografiche devono seguire i seguenti formati (Times New Roman, 10 pt, normale, giustificato, prima riga sporgente di 0,5 cm):
Articolo su rivista Baker V.R. (2006) - Water and the evolutionary geological history of Mars. Boll. Soc. Geol. It., 125, 357-369.
Articolo su volume/capitolo su libro: Martini I.P., Sagri M. & Colella A. (2001) - Neogene-Quaternary basins of the inner Apennines and Calabrian arc. In: Vai G.B. & Martini I.P. (eds.), Anatomy of an Orogen: The Apennines and Adjacent Mediterranean Basins. Kluwer Academic Publisher, 375- 400.
Volume: Ramsay J.G. & Huber M. (1987) - The techniques of Modern Structural geology. Volume 2: Folds and Fractures. Academic Press, London, 500 pp.
Tesi: Ghinassi M. (2000) - Il passaggio tra la prima e la seconda fase fluviolacustre del bacino del Valdarno Superiore nei pressi di S. GiovanniValdarno. Unpublished Master thesis, University of Florence, 110 pp.
Le riviste e le relative abbreviazioni devono essere riportate secondo quanto previsto dall' "ISSN List of Title Word Abbreviations": http://images.webofknowledge.com/images/help/WOS/A_abrvjt.html.
Nei casi dubbi, gli autori possono riportare per esteso il titolo del giornale.
Descrizione dei miniworkshop tematici e delle domande aperte cui cercheranno di rispondere
1. Titolo: Banche dati e infrastrutture verso la Next Generation (EU). Potenzialità, Opportunità o Illusione?
Moderano: Maria Filomena Loreto, M. Cocco, V. Romano, P. Diviacco, A. Fiorentino, F. Foglini, M. Rovere
Moderano: Fabiano Gamberi, Daniele Casalbore, Kei Ogata, Gian Andrea Pini
Tema: Le caratteristiche delle frane sottomarine e i processi coinvolti nella loro formazione e messa in posto sono studiate tramite dati di affioramento, di sismica e di geofisica marina. Studi che si avvalgono esclusivamente di osservazioni ricavate da uno di questi approcci risultano in osservazioni di dettaglio che si focalizzano esclusivamente, o in modo più approfondito, solo su alcuni aspetti delle frane: quelli che sono meglio osservabili rispettivamente in campagna, nei dati di sottosuolo o sui fondali marini. In questa sessione vogliamo coinvolgere le diverse comunità che studiano le frane sottomarine, con lo scopo di favorire l'integrazione delle varie osservazioni per fare luce su: la distribuzione interna delle facies e la trasformazione longitudinale e trasversale dei flussi; le caratteristiche delle superfici basali di scorrimento; i processi connessi con l'incorporazione del substrato sedimentario; le influenze sulla deposizione successiva; il controllo sui processi deformativi da parte della litologia; le caratteristiche dell'area di distacco; la distribuzione di corpi sedimentari cogenetici; il ruolo delle caratteristiche della matrice.
Questioni aperte: Quali sono gli aspetti delle frane sottomarine meglio comparabili con osservazioni rispettivamente in campagna e da dati marini? Come possiamo riconciliare i due approcci per una migliore determinazione dei parametri fondamentali che caratterizzano i vari tipi di frane sottomarine?
3. Titolo: Indicatori di minimo eustatico
Moderano: Francesco L. Chiocci, Paolo Stocchi, Fabrizio Pepe
Tema: La ricostruzione delle variazioni del livello del mare avviene tramite il riconoscimento di indicatori geologici di paleolivello marino (terrazzi costieri, solchi di battente, paleo-linee di riva, faune ad ospiti caldi), normalmente in regioni caratterizzate da sollevamento tettonico. La geologia marina è in grado di arricchire questa linea di ricerca (con significative implicazioni neotettoniche), con il riconoscimento e la mappatura di indicatori di minimo livello eustatico affioranti sui fondali o incorporati nella stratigrafia delle piattaforme continentali, normalmente in regioni caratterizzate da stabilità o abbassamento tettonico. Non potendosi basare su riconoscimenti faunistici o morfologie di dettaglio quali i solchi di battente, il riconoscimento degli indicatori consiste principalmente in ricostruzioni sismostratigrafiche e batimorfologiche di corpi deposizionali prodotti al ciglio delle piattaforme continentali o di lineamenti erosivo-deposizionali quali paleocigli di scarpata continentale. Numerose sono le ricadute scientifiche e applicative, quali la definizione dei tassi di subsidenza della piattaforma continentale, l'individuazione di settori di margine continentale a differente mobilità verticale, un contributo per l'affinamento delle curve eustatiche nella loro (predominante) parte al di sotto dell'attuale livello del mare.
Questioni aperte: Quali sono gli indicatori di minimo eustatico e quale è la loro affidabilità e range di errore? In assenza di datazioni dirette, si possono usare gli indicatori di minimo eustatico per attribuire un'età alle sequenze quaternarie?
4. Titolo: Canyon sottomarini e hazard costiero: indicatori di attività, valutazione della pericolosità e nuove tecnologie per identificarli e monitorarli.
Moderano: Silvia Ceramicola, Daniele Casalbore, Claudio Lo Iacono, Marilena Calarco, Giuseppe Di Grigoli
Tema: Gran parte dei margini continentali dai poli all'equatore sono incisi da canyon sottomarini che mettono in comunicazione gli ambienti di acqua bassa con gli ambienti marini profondi. Lungo i margini continentali, i canyon sottomarini sono elementi preferenziali per i processi di trasporto sedimentario "source to sink" e le dinamiche di instabilità gravitativa. In Mediterraneo questi corpi geologici possono raggiungere 50 km di lunghezza e possono avere una morfologia complessa, contestate multiple che, erodendo i depositi di piattaforma, si evolvono con carattere retrogressivo verso la costa, creando pericolosità alle infrastrutture costiere e marine. In questa sessione accogliamo interventi che aiutino a comprendere quali sono gli hazard più severi ad essi associati, soprattutto nel dominio costiero. Particolare interesse di questa sessione sono le nuove tecnologie utili per identificarli e mapparli a maggiori risoluzioni spaziali, la quantificazione degli indicatori di attività del canyon, la valutazione della pericolosità e il loro monitoraggio nel tempo.
Questioni aperte: Come passare dalla mappatura dei lineamenti di pericolosità alla definizione del geohazard associato alla testata dei canyon sottomarini? Quali sono le tecnologie più idonee per monitorare gli indicatori di pericolosità nel tempo associati all'attività del canyon?
5. Titolo: Geoarcheologia marina e costiera.
Moderano: Maria Rosaria Senatore, Pietro P. Aucelli, Paolo Orrù, Rita Melis
Tema: Negli ultimi anni l'attenzione del panorama scientifico internazionale si è focalizzata sullo studio multidisciplinare dei siti archeologici sommersi sia in ambiente costiero che marino, nonché sull'impatto delle attività umane sull'ambiente naturale, al fine di valutare quanto tali attività abbiano modificato il paesaggio trasformandolo in ambiente antropizzato, ovvero quale sia il risultato della combinazione di forzanti naturali e umane sull'evoluzione dei paesaggi costieri a scala sia Mediterranea che globale. Notevole rilevanza in tale panorama hanno inoltre avuto le tematiche riguardanti i cambiamenti climatici, anche a scala centennale, e il loro contribuito sull'evoluzione paesaggi antropizzati del Pleistocene superiore - Olocene, situati oggi in aree marine e costiere. La sessione proposta ha l'obiettivo di promuovere una discussione scientifica riguardante sia l'efficacia delle nuove tecnologie per lo studio di siti archeologici indentificati in ambiente costiero e marino che la rilevanza di un approccio geologico e geomorfologico integrato per il loro studio e la loro valorizzazione. Sono ben venute ricerche riguardanti ricostruzioni paleo-paesaggistiche anche finalizzate alla valutazione di antichi livelli marini, mediante lo studio delle strutture archeologiche oggi sommerse quali testimonianze di antichi paesaggi antropici, al fine di valutare tra l'altro l'impatto sulle coste della futura risalita del livello marino a causa del riscaldamento globale in atto.
Questioni aperte: Quali contributi può dare la geologia e la geomorfologia per lo studio e valorizzazione dei siti archeologici costieri e sottomarini? Quali sono i nuovi approcci tecnologici utili a fini geoarcheologici?
6. Titolo: L'influenza della tettonica sull'architettura dei margini continentali.
Moderano: Mauro Agate, Salvatore Passaro, Danilo Morelli, Martina Busetti
Tema: La tettonica riveste un ruolo fondamentale nel controllare l'architettura deposizionale dei margini continentali attraverso: i) i processi di subsidenza che, insieme all'eustatismo, regolano la quantità ed i tassi di formazione dello spazio disponibile per l'accumulo sedimentario; ii) la deformazione sin-sedimentaria che può modificare l'assetto delle successioni in via di deposizione; iii) l'attività sismica che influenza l'intensità e la periodicità dei fenomeni di risedimentazione gravitativa; iv) l'elevazione e l'inclinazione delle scarpate sottomarine che, insieme a quantità e tipo di apporto sedimentario, influenza le caratteristiche idrauliche dei sistemi di canyon; v) la risalita di fluidi di varia natura veicolati attraverso i sistemi di faglie. In aree vulcaniche inoltre l'assetto morfo-stratigrafico del margine può essere ulteriormente modificato da collassi gravitativi anche imponenti e da inarcamenti del substrato. Al fine di individuare il contributo di specifici fattori sull'evoluzione morfo-sedimentaria di un margine continentale, l'applicazione di metodi analitici ispirati alla stratigrafia sequenziale consente di separare il contributo delle fluttuazioni eustatiche da quello dei processi tettonici: quest'ultimo può essere ben definito grazie alle indagini sismiche ad alta risoluzione, ai dati sismologici, alle misure geodetiche, ai rilievi interferometrici. In tal modo i margini attuali possono rappresentare degli utili riferimenti nelle ricostruzioni dei processi tettonici attivi durante l'evoluzione di antichi margini continentali. La sessione mira ad ospitare contributi provenienti dallo studio di margini continentali afferenti a differenti contesti strutturali al fine di poter confrontare l'influenza che specifici processi tettonici e vulcanici hanno sull'evoluzione morfo-deposizionale del sistema piattaforma-scarpata.
Questioni aperte: Quale ruolo ha avuto la tettonica sui processi morfo-deposizionali nei sistemi piattaforma-scarpata del Plio-Quaternario? Qual è stata l'interazione tra processi tettonici e vulcanici nell'evoluzione dei margini continentali attuali?
7. Titolo: Geochimica dei sedimenti: strumento per la definizione dei processi naturali e antropici in aree marine
Moderano: Daniele Cassin, Stefano Covelli, Fabrizio Frontalini, Leonardo Langone, Marco Marcelli, Elena Romano, Federico Spagnoli.
Tema: Le caratteristiche biogeochimiche dei sedimenti e il contenuto dei contaminanti inorganici ed organici nei sedimenti marini sono il risultato dei numerosi processi biochimici e fisici cui sono stati soggetti le rocce ed i sedimenti durante il loro percorso dalle aree sorgenti fino alla deposizione finale. Per questi motivi lo studio di tali proprietà biogeochimiche è utile per comprendere i processi di trasporto, di deposizione e di trasformazione diagenetica, oltre che l'origine, che hanno accompagnato i sedimenti marini lungo il loro percorso dalle aree sorgenti fino all'attuale giacitura. Queste proprietà possono inoltre essere importanti per comprendere come l'azione dell'uomo abbia inciso ed alterato gli ecosistemi marini. La sessione vorrebbe essere un momento di incontro e discussione per fare il punto e proporre nuove idee ed approcci per lo studio e l'uso della composizione biogeochimica e del contenuto di contaminanti nei sedimenti marini. Saranno affrontati i metodi per utilizzare la biogeochimica e i contaminanti come indicatori di processi deposizionali e come traccianti delle aree di origine.
Questioni aperte: Come determinare il livello di contaminazione e di base di singoli elementi e contaminanti in aree sia impattate che naturali? Come utilizzare elementi geochimici e contaminanti come indicatori di provenienza,traccianti di processi deposizionali, rivelatori di processi diagenetici?
8. Titolo: Stratigrafia integrata di successioni marine quaternarie
Moderano: Fabrizio Lirer, Donatella D. Insinga, Sergio Bonomo, Antonio Cascella
Tema: L'analisi stratigrafica integrata di una successione marina si basa sull'utilizzo e l'integrazione di metodologie diverse per risolvere problemi di cronologia e correlazione stratigrafica e per dare risposte a quesiti legati ad una Grand Challenge delle Science della Terra, ovvero la stima della variabilità climatica in condizioni diverse da quelle attuali. Questa sessione richiede contributi che affrontino studi di stratigrafia del Quaternario, in ambiente marino, con un approccio multidisciplinare (e.g. eco-biostratigrafia, tefrostratigrafia, geocronologia, geochimica isotopica, paleomagnetismo, petrofisica, sismostratigrafia) considerando anche i problemi di correlazione tra proxy stratigrafici diversi.
Questioni aperte: Quali sono le prospettive di sviluppo tecnologico ed analitico per la stratigrafia integrata di sedimenti marini? Quale è la disponibilità di infrastrutture al servizio dei ricercatori nel campo delle Scienze del mare?
9. Titolo: Crisi di salinità Messiniana: stato di avanzamento.
Moderano: Angelo Camerlenghi, Massimo Zecchin, Rosanna Maniscalco, Adele Bertini, Alina Polonia
Tema: La sessione mira a promuovere la discussione fra modelli e correnti di pensiero nonché la conversazione scientifica sull'evento di estrema complessità ed interesse quale la crisi di salinità del Messiniano. A fronte dei recenti nuovi dati (offshore ) dal Bacino Levantino, ionico e dei futuri proposal IODP in corso di preparazione, questo miniworkshop mira a fare il punto sullo stato dell'arte e stimolare su nuove idee sul tema specifico.
Questioni aperte: Record sedimentario mio-pliocenico da dati onshore ed offshore. Controllo strutturale (salt vs tectonic) sui depositi syn- messiniani?
10. Titolo: Bioindicatori in ambienti marini estremi.
Moderano: Letizia di Bella, Elena Romano, Luisa Bergamin, Ilaria Mazzini
Tema: I sistemi marini, a causa della sovrapposizione di diversi fattori antropogenici alla variabilità naturale, hanno subito importanti cambiamenti nel secolo scorso. Il riscaldamento globale, l'innalzamento del livello del mare e l'acidificazione degli oceani sono tra le principali questioni da studiare e monitorare, a causa delle loro forti conseguenze sociali su scala globale. Lo sviluppo di metodi innovativi per evidenziare la variabilità temporale di questi fenomeni e i loro effetti sugli ecosistemi marini è di grande importanza. Gli ambienti estremi del sistema marino sono caratterizzati da condizioni ostili che richiedono strategie di adattamento specifiche agli organismi che li popolano. Diversi habitat possono essere considerati tali: dalla zona di transizione al mare profondo, compresa la fascia intertidale, paludi e/o lagune, hydrothermal vents, blue holes, ma anche aree estremamente oligotrofiche, anossiche o altamente contaminate. Questi ambienti, rappresentano laboratori ideali dove studiare le associazioni bentoniche e le loro risposte alle condizioni ambientali di questi habitat, riconoscendole affidabili come indicatori ambientali. Qualsiasi ricerca che evidenzi questi aspetti è benvenuta.
Questioni aperte: Record Applicabilità di specifici indicatori ambientali? Potenziale utilizzo nello studio dei cambiamenti globali?
11. Titolo: Faglie attive in ambiente marino: criteri per la costituzione di un database georiferito.
Moderano: Pierfrancesco Burrato, Luigi Ferranti, Carmelo Monaco, Fabrizio Pepe, Marco Sacchi
Tema: Nell'ultimo decennio, la presenza di faglie attive in ambiente marino è stata dedotta sulla base del riconoscimento di scarpate sottomarine su dati multibeam e di dislocazioni della copertura tardo-pleistocenica e olocenica su profili sismici ad alta risoluzione. I primi risultati proposti in letteratura pongono questioni sia riguardo la uniformità ed omogeneità nella identificazione e gerarchizzazione delle strutture tettoniche attive che relativamente alla non semplice esportazione nell'ambiente marino dei criteri sinora adottati per lo studio delle faglie attive a terra. Tale problematica necessita quindi di una riflessione sinergica da parte della comunità dei geologi marini e di quanti si occupano di tettonica attiva. L'obiettivo del mini-workshop proposto è quello di stimolare la discussione sui criteri da adottare per la mappatura e caratterizzazione di faglie attive in ambiente marino. Il confronto tra diversi case history potrebbe permettere di stilare un protocollo per definire gli approcci di studio e i parametri delle faglie attive da considerare,considerando sia le limitazioni dovute alla penetrazione del dato geofisico ad alta risoluzione che il vantaggio di investigare sequenze deposizionali complete. Il mini-workshop ha anche lo scopo di stimolare la discussione sui criteri da adottare per la costituzione di un database di faglie attive in ambiente marino.
Questioni aperte: Quali sono i criteri da adottare (es.: età dell'ultimo movimento, cinematica, quadro tettonico generale, etc.) per individuare e caratterizzare le faglie attive in ambiente marino? Quali sono i criteri da adottare (ranking, scala delle strutture, risoluzione della mappa, etc.) per la costituzione di un database georiferito di faglie attive e capaci in ambiente marino?
12. Titolo: Tema libero
Moderano: Roberta Ivaldi, Francesca Budillon, Francesco L. Chiocci