La scomparsa di Guido Ghibaudo è la fine delle sue sofferenze per una lunga e crudele infermità. Ed è anche una grande perdita per le Scienze della Terra, italiane e non solo.
Con lui se ne va un modo di vedere i problemi che combinava passione, serietà, puntigliosità e grande talento.
Per ragioni anagrafiche, avrebbe dovuto essere Guido a scrivere due righe sulla mia scomparsa. Tocca invece a me questo triste compito.
Guido fu il mio primo studente quando cominciai a insegnare a Torino nel lontano 1969. Per anni abbiamo vissuto quasi in simbiosi, studiando le torbiditi di Bobbio e Ranzano, quelle spagnole e di Rodi e i delta eocenici e le spiagge cretaciche pirenaiche, lavorando e discutendo, coinvolti in quella fase entusiasmante di rinascita che pervadeva la sedimentologia italiana. Gradualmente cominciammo anche a parlare sempre più spesso di tante altre cose, soprattutto di letteratura e musica, e a conoscerci meglio come persone. Guido non era soltanto curioso di geologia: era un giovane curioso di tutto e un vorace lettore.
Poi, come succede, prendemmo strade diverse ed entrambi, alla fine, abbiamo rimpianto di non avere più lavorato assieme.
La carriera di Guido si chiude, per sua e nostra sfortuna, largamente incompiuta. Ed è questo che aumenta la mia tristezza. Fece un monumentale lavoro sulle Arenarie di Annot, misurando e correlando un gran numero di sezioni anche in zone inaccessibili o quasi, mettendo spesso a rischio l'incolumità fisica sua e dei suoi studenti.
Non c'erano droni a quel tempo, né altri mezzi di telerilevamento che potessero alleviare la fatica fisica. C'erano solo sezioni misurate strato-a-strato, toccando le rocce e appesi a una corda. Gran parte di questo lavoro andò perso quando i suoi libretti di campagna scomparvero per un furto d'auto in Francia. Per fiducia nel prossimo e sua ingenuità, molto materiale gli venne copiato da petrolieri di scarsa etica professionale. Ciò che rimaneva – e tra questo i suoi pannelli stratigrafici – fu recentemente lasciato a una grande compagnia petrolifera straniera che spero ne faccia un uso onesto. Mi scrisse, nel 2015, che non poteva sopportare gli studenti in elicottero che ristudiavano le sue sezioni e capivo cosa volesse dire.
Un altro fondamentale lavoro, di grande importanza per la geologia italiana, riguarda il rilevamento di buona parte del Bacino Terziario Piemontese, portato avanti per lunghi anni con l'aiuto di Francesco Massari e in compagnia della sua vecchia cagna Lea. Solo parte di questo lavoro è pubblicato; il resto, per mancanza di fondi, aspetta che la comunità scientifica italiana se ne faccia necessariamente carico affinché sia reso di pubblico dominio. Ho lavorato anch'io sul BTP e ne conosco la complessità. Il lavoro di Guido è basato sul rilevamento di campagna in scala 1:10.000 e su sezioni stratigrafiche come lui solo sapeva misurare. E' un tesoro di informazioni e di idee da scoprire e che dovrebbe essere di base per ogni futuro e serio lavoro su questo splendido bacino. Da qualche mese non telefonavo più a Guido perché non resistevo alla tristezza di parlare con un uomo così ammalato eppure ancora desideroso di portare a termine i suoi progetti. So per certo che il suo cruccio più grande era il non vedere degnamente pubblicato questo lavoro che lui prefigurava in forma di un cofanetto con carte e note illustrative. Sento il rimorso di non essere riuscito, pur nei miei tentativi, ad alleviargli questa pena.
Ciao Guido, sei stato uno studente straordinario, di quelli di cui un professore può andare veramente orgoglioso, sei stato un sedimentologo e uno stratigrafo d'élite che ha sempre però voluto, per prima cosa, cartografare le rocce che stava studiando, e sei stato un uomo onesto e coraggioso.
In tuo ricordo mi rileggerò le "Rovine circolari" di Borges che entrambi amavamo.
Emiliano Mutti
Nella foto in alto a sinistra Guido Ghibaudo mentre studiava, assieme a Juan Rosell e Emiliano Mutti le Arenarie di Aren nei Pirenei.
Ho appreso con gran dispiacere la notizia della scomparsa di Guido Ghibaudo , amico e prezioso collaboratore. Lo ricordo per il grande coraggio e forza d'animo con cui ha affrontato la grave malattia che l'aveva colpito, la sua profonda lealtà e coerenza, la sua passione per la geologia, cui ha dedicato gran parte della vita con abnegazione e senso di sacrificio, senza mai risparmiarsi anche nei giorni dolorosissimi che hanno preceduto la sua scomparsa. Esemplare il suo impegno e rigore nella didattica e nella ricerca scientifica, con il rifiuto delle facili scorciatoie e la determinazione ad approfondire con scrupolo e precisione ogni tematica che gli si presentava. Lo ricorderò sempre con stima e ammirazione, assieme alle molte persone che lo hanno amato.
Francesco Massari
È con grande tristezza che comunichiamo la scomparsa del prof. Guido Ghibaudo avvenuta il 27 gennaio dopo lunga e dolorosa malattia che ha cercato di combattere fino alla fine con la caparbietà che lo contraddistingueva. Guido è stato un maestro fondamentale per la formazione dei geologi del sedimentario non solo torinesi e sapeva trasmettere un entusiasmo che tutti i suoi studenti non dimenticheranno più. Il funerale si terrà martedì 29 alle ore 11 nella chiesa di Mathi.
Anna d'Atri Francesco Dela Pierre Luca Martire
Con sommo dispiacere ho appreso la scomparsa del caro amico e collega Guido Ghibaudo. Ho seguito negli ultimi anni il decorso della sua tragica e dolorosa malattia che caparbiamente ha affrontato con chiara lucidità ma che, come mi diceva, lo aveva costretto a guardare da lontano le montagne, senza più la possibilità di andarne a studiare la geologia e le rocce di cui era smisuratamente appassionato. Guido ha rappresentato un esempio per quelli come me che si affacciavano nel mondo della Geologia del Sedimentario nei primi anni 80, quando ancora era attivo il vecchio Gruppo Informale di Sedimentologia. Ho di lui tanti ricordi di escursione in Italia e in Spagna nei Pirenei, e quello che ho sempre notato era il suo piglio e la caparbietà nell'affrontare i problemi geologici. L'ho sentito l'ultima volta appena una settimana fa; era molto stanco e aveva difficolta a parlare; ciò nonostante stavamo portando avanti il progetto per la messa in rete della carta geologica del BTP, a cui aveva dedicato più di 15 anni di intenso lavoro di rilevamento con la misura di numerose sezioni stratigrafiche. Caro Guido il progetto andrà avanti e vedrà la luce anche questo lavoro, così come era stato già fatto nel 2014. L'ultimo messaggio che mi ha inviato qualche giorno fa, di una tristezza infinita, mi rimarrà sempre nel cuore e nella mente, ma stai pur cento che non ti dimenticheremo.
Salvatore Milli