6.6.1945 – 15.3.2015
E. Abbate, E. Pandeli, M. Sagri e tutti gli amici del Dipartimento di Scienze della Terra di Firenze
Con il riserbo e la delicatezza che gli erano propri Piero Bruni ci ha lasciato dopo una lunga malattia. Ci addolora la sua mancanza, ma ci consola il ricordo di aver trascorso con lui oltre quaranta anni in amicizia e comunione di intenti condividendo esperienze umane, scientifiche e didattiche.
Piero Bruni nel corso della sua attività scientifica, ininterrotta dai primi anni settanta, ha condotto ricerche sulla geologia dell'Appennino settentrionale e dell'Africa Orientale. Queste scelte hanno la loro motivazione iniziale nei temi che, sotto la guida di Giovanni Merla, venivano particolarmente approfonditi nell'allora "Istituto di Geologia e Paleontologia" di Firenze. Per quanto riguarda l'Appennino era allora in atto la pubblicazione di nuovi Fogli della Carta geologica ufficiale alla scala 1:100.000. A questo scopo i giovani neolaureati erano indirizzati verso questioni di geologia regionale partendo da rilevamenti e analisi di terreno. Piero Bruni risponde con convinzione a questo tipo di approccio. La sua attitudine a condurre sul terreno osservazioni sedimentologiche e stratigrafiche di dettaglio sulle successioni sedimentarie gli permette di ottenere per esse attribuzioni paleo ambientali ben documentate. Inoltre, la sua esperienza di terreno gli consente un più immediato riconoscimento dei rapporti geometrici tra i vari corpi sedimentari facilitando la ricostruzione della storia geologica delle regioni in esame.
Piero Bruni sceglie di applicare queste sue competenze alla caratterizzazione dei bacini torbiditici oligo-miocenici delle successioni toscane ed umbre. E'questo un tema che continuerà a sviluppare mettendo in luce le implicazioni paleogeografiche e paleostrutturali anche a larga scala in occasione del rilevamento dei fogli La Spezia, Firenze, Figline Valdarno, Arezzo e Cortona nell' ambito del Progetto di Cartografia della Regione Toscana alla scala 1:10.000 e del Progetto CARG/ISPRA della nuova cartografia nazionale alla scala 1:50.000.
Due aspetti innovativi nelle ricerche effettuate da Piero Bruni sono l'impiego della stratigrafia sequenziale quale chiave di lettura delle successioni sedimentarie ed il trattamento statistico dei dati sedimentologici, sia ricavabili dalla misurazione di sezioni stratigrafiche di dettaglio sul terreno sia ottenuti attraverso il supporto di studi petrografici. Del primo caso è un esempio l'uso delle UBSU nel bacino pliopleistocenico della Val di Chiana, del secondo sono oggetto numerose successioni torbiditiche carbonatiche e silicoclastiche mesozoiche e cenozoiche dell' Appennino settentrionale distinte fra loro attraverso parametri statistici.
Nel segno di una prosecuzione e rinnovamento di una tradizione radicata nelle attività dei geologi fiorentini, una parte notevole delle ricerche effettuate da Piero Bruni ha interessato l'Africa Orientale dall'inizio degli anni '80.
Egli ha affrontato questioni quali i tempi e modi dell'apertura del Golfo di Aden registrati lungo il margine somalo, la paleogeografia del Corno d'Africa al tempo della formazione del Canale del Mozambico, le condizioni paleoambientali caratterizzanti l'ecosistema dell' Homo erectus nella Dancalia eritrea, le vie di migrazione in Etiopia dei grandi mammiferi oligocenici tra Europa e Asia. Ha mostrato come elementi interpretativi decisivi potevano essere ricavati dall'esame sedimentologico-stratigrafico di situazioni osservabili sugli affioramenti, e la sua particolare competenza nell'interpretazione delle rocce clastiche è risultata particolarmente preziosa in ambienti africani interessati da intensa attività tettonica. Ma non era soltanto l'interesse dei temi affrontati ad affascinare Piero Bruni.
Il suo spirito naturalistico era sollecitato dalla varietà e ricchezza delle piante ed animali presenti nei paesaggi africani dai tratti così maestosi e spesso con una storia ancora da chiarire. Queste seduzioni gli permettevano di superare i disagi incontrati nel corso di alcune campagne condotte in aree particolarmente disagiate con scarsi mezzi a disposizione, come ad esempio quelle nell'altopiano somalo.
Come Ricercatore (dal 1981 al 1992) e come Professore Associato (dal 1992) Piero Bruni ha tenuto numerosi corsi a contenuto geologico-generale e stratigrafico (Laboratorio di Geologia, Geologia per la Laurea quinquennale e triennale in Geologia, Geologia per la Laurea triennale in Ingegneria per l'ambiente, Geologia Storica per Scienze Naturali, Geologia Stratigrafica per la Laurea specialistica in Geologia).
All' interesse degli argomenti svolti e coscienziosamente preparati, sapeva affiancare chiarezza nell'esposizione e ottenere e mantenere l'attenzione. Una sua esperienza di recitazione quale attor giovane in una compagnia teatrale di vernacolo fiorentino lo aiutava a stabilire facili contatti con chi lo ascoltava. Contrario ad un uso indiscriminato del PowerPoint, riteneva che una struttura geologica dovesse rimanere più impressa se progressivamente ottenuta con un disegno con il gesso alla lavagna (per questa sua convinzione non doveva essere estranea la lunga colleganza con Pietro Passerini).
Un aspetto notevole nella attività didattica di Piero Bruni è stato l'insegnamento di Geologia per il primo anno di Scienze Geologiche tenuto per più di 25 anni. Nel corso degli anni lo hanno seguito alcune centinaia di giovani al primo approccio, talora difficile, con gli studi universitari. Erano i cosiddetti "miei ragazzacci" (come li chiamava lui), riconoscendone spesso l'incompletezza della preparazione, ma manifestando al contempo la volontà di sopperire a insufficienze ereditate o a motivazioni latenti. A questo scopo organizzava, in aggiunta alle ore di lezione e laboratorio, ripetuti colloqui individuali, senza traccia nei registri ufficiali, ma utili a recuperare situazioni difficili o a migliorare preparazioni soddisfacenti. La convinzione di Piero Bruni era che nessuno dovesse essere abbandonato, e che in questi incontri dovessero anche risultare trainanti gli aspetti affascinanti proposti da una geologia di grande respiro.
L'esperienza maturata attraverso giovani freschi di scuola media ha giocato un ruolo importante nell'impostazione dei corsi che Piero Bruni ha tenuto e coordinato dal 2005 al 2009 per la Scuola di specializzazione per l'abilitazione all'insegnamento delle Scienze Naturali nella scuola secondaria di primo e secondo livello in Toscana. In questo caso ai partecipanti ai corsi, in prospettiva futuri insegnanti di Scienze, non solo venivano presentati i risultati delle più recenti ricerche nelle varie materie, ma anche venivano forniti gli elementi per una lettura critica dei libri di testo comunemente adottati nelle scuole. Piero Bruni ed i suoi collaboratori cercavano di far emergere le cause di possibili difficoltà per gli studenti dovute a testi incompleti, di difficile comprensione, o poco aggiornati, ma particolare attenzione era anche rivolta a segnalare gli aspetti di maggiore attrattiva tra le materie trattate. Per gli studenti in uscita dalla scuola media superiore veniva così reso meno faticoso un eventuale raccordo verso le Scienze Naturali e la Geologia nell'Università.
Questa attenzione per il prossimo, espressa da fatti concreti, faceva parte della sensibilità di Piero Bruni, della sua umanità, del suo desiderio di mettere in luce le qualità positive anche nelle persone oggetto delle critiche più accese. E' inoltre significativo che geologi professionisti attivi privatamente o in istituzioni regionali abbiano ricordato con rimpianto attraverso mezzi di stampa ufficiali il suo impegno nelle lezioni e nelle tesi di laurea.
Da ottimista convinto anche nei momenti più difficili trasmetteva questa sua disposizione agli amici verso i quali era sempre disponibile.
A tutti noi manchi moltissimo, caro Piero.